La spedizione ateniese in Sicilia — anche seconda spedizione ateniese in Sicilia ogrande spedizione ateniese in Sicilia per distinguerla da quella del 427 a.C. — avvenne tra la primavera e l'estate del 415 e quella del 413 a.C. Dopo le prime vittorie ateniesi, che misero in seria difficoltà l'esercito siracusano, le sorti della guerra furono capovolte grazie ai rinforzi spartani sotto il comando di Gilippo. La sconfitta della grande armata di Atene causò la prigionia dei soldati nelle latomie siracusane, costretti a vivere tra stenti e sofferenze sino alla morte; pochi furono i superstiti che riuscirono a ritornare in patria. Il fallimento della spedizione segnò l'avvio del definitivo declino militare e politico di Atene, seguito dal colpo di Stato aristocratico del 411 a.C. e dalla definitiva sconfitta nella guerra del Peloponneso (404 a.C.). Tucidide, storico ateniese, dedica due libri della sua opera Guerra del Peloponneso proprio alla spedizione ateniese, per sottolineare la grandezza e l'eccezionalità dell'evento. Egli diede così inizio a "un nuovo lavoro, un lavoro sulla Sicilia" che divenne lo sfondo della guerra del Peloponneso (431-404 a.C.). Le Vite parallele di Plutarco (in particolare la Vita di Nicia) e la Bibliotheca historica di Diodoro Siculo costituiscono altre importanti fonti sulla grande spedizione in Sicilia.« τοῦ δ᾽ ἐπιγιγνομένου θέρους ἅμα ἦρι οἱ τῶν Ἀθηναίων πρέσβεις ἧκον ἐκ τῆς Σικελίας καὶ οἱ Ἐγεσταῖοι μετ᾽ αὐτῶν ἄγοντες ἑξήκοντα τάλαντα ἀσήμου ἀργυρίου ὡς ἐς ἑξήκοντα ναῦς μηνὸς μισθόν, ἃς ἔμελλον δεήσεσθαι πέμπειν. καὶ οἱ Ἀθηναῖοι ἐκκλησίαν ποιήσαντες καὶ ἀκούσαντες τῶν τε Ἐγεσταίων καὶ τῶν σφετέρων πρέσβεων τά τε ἄλλα ἐπαγωγὰ καὶ οὐκ ἀληθῆ καὶ περὶ τῶν χρημάτων ὡς εἴη ἑτοῖμα ἔν τε τοῖς ἱεροῖς πολλὰ » (IT) « La stagione seguente [415 a.C.], all'aprirsi della primavera, l'ambasceria ateniese fece ritorno dalla Sicilia e al suo seguito tornarono i Segestani, recando con sé sessanta talenti di argento non coniato, che rappresentavano il soldo di un mese per gli equipaggi di quelle sessanta navi di cui avevano in proposito di sollecitare l'invio. L'assemblea si raccolse subito in Atene, e poté udire dalla bocca dei Segestani e degli ambasciatori della propria città, tra il cumulo delle altre affascinanti fandonie, questa di particolare spicco: che quanto a finanze nei tesori dei santuari e in quello statale giacevano depositi ingenti subito disponibili. » (Tucidide Guerra del Peloponneso, VI 8, 1-2). « Venne questa impresa in disputa in Atene. Alcibiade e qualche altro cittadino consigliavano che la si facesse, come quelli che, pensando poco al bene publico, pensavono all'onore loro, disdegnando essere capi di tale impresa. Ma Nicia, che era il primo intra i reputati di Atene, la dissuadeva, e la maggiore ragione che nel concionare al popolo, perché gli fusse prestato fede, adducesse fu questa: che non consigliando esso che non si facesse questa guerra, e' consigliava cosa che non faceva per lui; perché stando Atene in pace sapeva come vi erano infiniti cittadini che gli volevano andare innanzi; ma, facendosi guerra, sapeva che nessuno cittadino gli sarebbe superiore o equale. »(Niccolo Machiavelli Opere). « L'assemblea si raccoglie oggi a dibattere l'entità e le forme degli armamenti da assegnarci in dotazione, per la nostra campagna laggiù in Sicilia. Ebbene a mio parere è indispensabile riepilogare i termini della questione e riesaminarne il nocciolo: impegnare la nostra flotta in quei mari è in realtà la scelta più proficua? O non ci conviene piuttosto respingere gli appelli di stati lontani per stirpe da noi, ed esimerci dal suscitare così alla leggera, con un decreto troppo precipitoso rispetto all'immensità dell'impresa, una guerra tanto remota dai nostri interessi?[…] »(Tucidide Guerra del Peloponneso). La spedizione ateniese partì nella seconda metà giugno del 415 a.C. dal Pireo con una forza di 30 000 uomini, di cui 6 400 truppe da sbarco, e 134 triremi.Il giorno in cui partì era quello delle Adonie, festa in onore del dio della rinascita Adoneche ad Atene si svolgeva in primavera. I lamenti di uso presso le donne per commemorare la morte di Adone quel giorno si mischiarono al peana dei soldati in partenza per una spedizione memorabile non tanto: «solo per il numero di navi e uomini, ma per lo splendore dell'equipaggiamento». Dopo la prima tratta, tutte le forze si radunarono a Corfù dove la flotta venne divisa in tre parti, ognuna capeggiata da un generale. Tre navi furono inviate tra le poleis della penisola italiana e della Sicilia per trovare una base amica e conoscere le condizioni in cui versava ogni città. La spedizione, attraversato il mar Ionio, non ricevette un'accoglienza particolarmente favorevole da parte delle città della Magna Grecia; infatti esse non erano disposte ad offrire truppe né, come fecero Taranto e Locri, a dare accoglienza e supporto logistico. Solo Reggio consentì agli Ateniesi di sostare presso le coste e di allestire un campo. Ciononostante la città, seppure fosse un'alleata di Atene fin dalla spedizione ateniese di Feace (422 a.C.), decise di rimanere neutrale. Questa scelta evidenzia bene, come scrive Freeman, qual «era lo spirito di paura e diffidenza» che gli alleati avevano dinanzi a una spedizione di così grandi dimensioni. Questa tendenza ad allontanarsi da Atene costituì il primo passo verso la costituzione di un'alleanza anti-ateniese, come Ermocrate auspicava a Siracusa. L'ostilità delle colonie greche caratterizzò il viaggio degli Ateniesi sin dalla partenza da Corfù. Resta tuttavia oscura la ragione per cui città come Taranto e Siracusa non si coalizzarono subito, come aveva proposto Ermocrate, contro le navi nemiche, logorate dal lungo viaggio e svantaggiate per il fatto di trovarsi in luoghi e mari poco conosciuti.Il ritardo da parte dei Siracusani a prendere l'iniziativa contro la flotta ateniese ebbe probabilmente un'influenza determinante e spinse l'assemblea cittadina a rinunciare all'invio di navi d'assalto, proseguendo tuttavia i lavori di fortificazione della città.In accordo con i piani che Lamaco aveva espresso nell' assemblea, si decise di inviare sessanta navi a perlustrare il porto di Siracusa. Passata indenne oltre Megara, la penisola di Thapsos e l'isola di Ortigia, la flotta fu fermata all'ingresso del Porto Grande e solo dieci navi riuscirono ad andare avanti in esplorazione. Esplorato anche il Porto Piccolo, la flotta rientrò a Reggio. Alcibiade intanto sfruttò la debolezza del partito filo-siracusano a Catania, per intervenire in assemblea con un discorso con cui riuscì a guadagnare il favore dei Catanesi e a siglare un'alleanza con la cittadina, che divenne la base delle operazioni contro Siracusa. Riguardo all'alleanza, alcuni studiosi, sostenendo la validità di un passo di Andocide,fanno risalire l'alleanza tra le due città a prima della spedizione.L'imponente vittoria fu poi ricordata dai Siracusani, che decretarono il giorno 26 del mese Carneo (gli inizi settembre del nostro calendario) una celebrazione annua in onore della ricorrenza chiamata Asinaria. A questa festa, attuata dopo l'approvazione del decreto di un certo Euricle, capo dei democratici, seguì probabilmente la coniazione di monete riguardanti la vittoria, come sostenne per primo Evans; lo studioso inglese ritiene che le monete siracusane recanti una raffigurazione di Nike, la dea della vittoria, non siano state emesse dopo la vittoria sui Cartaginesi (che avverrà sul finire del V secolo a.C.) ma ben prima, già dopo la vittoria contro gli Ateniesi. La monetazione di questo periodo viene denominataPentêkontalitra e tutte le monete presentano un'impronta piuttosto simile caratterizzata dalla presenta di Aretusa e di un carro con la testa di Nike in rilievo. Molte di queste, soprattutto quelle di Eveneto, presentano in esergo la scritta ΑΘΛΑ (termine per identificare l'armatura) che potrebbe essere anche un'allusione agli ateniesi ai quali, secondo Plutarco, i Siracusani dopo la battaglia di Assinaro sottrassero le armature e le «appesero agli alberi più belli e più alti che crescevano lungo il fiume [Assinaro]». Fu edificato, inoltre, un monumento nei pressi del fiume Asinaro, molto probabilmente da identificarsi con la cosiddetta Colonna Pizzuta, posta nei pressi dell'antica città di Eloro. Nei pressi del monumento, sulla sponda destra dell'Assinaro, sono presenti anche i resti di un secondo edificio di forma quadrata e coperto da una cupola. È possibile che la costruzione fosse una tomba, probabilmente contenente i corpi degli ateniesi recuperati dopo la prima battaglia del Porto Grande.
Πηγή:https://it.m.wikipedia.org/wiki/Spedizione_ateniese_in_Sicilia
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