La città di Parthenope venne fondata dai Cumani nel terzo quarto dell'VIII secolo a.C. e prendeva il nome dalla Sirena eponima, la cui tomba, secondo la tradizione mitica, era situata nelle vicinanze. L'insediamento, sorto su di un promontorio posto in posizione particolarmente favorevole e circondato su tre lati dal mare, nacque in una logica di approdi e capisaldi cumani (epineion). Esso permetteva un controllo diretto ed efficiente di tutti quei traffici via mare, in maniera particolare di quelle rotte tirreniche in direzione degli empori minerari toscani e laziali. Parthenope, oltremodo, consentiva anche un approdo protetto e ben fornito per tutte quelle navi che facevano rotta per l'Iberia, la Sardegna e le Baleari. Molto probabilmente il porto era situato a est della città, a valle della collina, verso l'attuale piazza del Municipio. Lo stesso argomento in dettaglio: Fondazione di Neapolis. Col sopraggiungere dell'aristocrazia cumana espulsa dal tiranno Aristodemo di Cuma dopo la vittoria di Aricia nel 507-506 a.C., la città venne rifondata come Neapolis (città nuova). Grazie al rapporto privilegiato con Atene, la "città nuova" diverrà ben presto uno dei più importanti porti del Mediterraneo, producendo uno sviluppo urbanistico che rimase immutato sino alla metà del I secolo a.C. La "città nuova" seppe in breve tempo sia sostituirsi a Cuma nei commerci marittimi sia assumere il controllo sul golfo. Il suo successo in campo commerciale fu reso possibile grazie al declino della Tirannide dei Dinomenidi a Siracusa (466 a.C.) e all'abbandono di Pithecusa da parte del presidio siracusano, a causa di un violento terremoto (o eruzione vulcanica). All'influenza siracusana seguì quella ateniese.
Pericle, avvertendo prematuramente il grande valore del medio Tirreno, creò molto presto in quel mare una grande rete di relazioni commerciali. L'interesse ateniese per la Campania, ma anche per la Sicilia e l'Adriatico, fu dovuto dal bisogno di derrate alimentari (soprattutto per quanto riguarda il commercio cerealicolo) a causa di una popolazione in costante aumento. I traffici erano dunque orientati verso quelle zone particolarmente ricche di cereali, ma erano indirizzati specialmente verso il completo controllo dei mercati granari. Le ripercussioni di tutta questa presenza attica nella città furono numerose: prima di tutto la sua notevolissima crescita in ambito portuale ed il suo introdursi nell'area - assieme probabilmente alla città di Elea - della nascente comunità italiota non solo da un punto di vista cultuale ma anche economico.
Soltanto un intralcio si interpose ad Atene circa l'ottenimento del grande mercato campano, ovvero i tentativi siracusani di conservare, anche in seguito al crollo dei Tirannidi, una posizione primaria nel Tirreno. Un fattore che alla lunga avrebbe portato allo scontro con la città siciliana. Nel 415 a.C. la spedizione contro Siracusa finì in un vero e proprio disastro. I rapporti tra Neapolis e Atene subirono un'attenuazione solo con le vicende inerenti la guerra archidamica e la peste, che minarono sostanzialmente l'economia dell'Attica. Alla fine del V secolo a.C. l'equilibrio politico e sociale di Neapolis venne fortemente compromesso dall'espansionismo osco verso le più fertili pianure. Nel 423 a.C. venne conquistata Capua, la grande roccaforte-granaio etrusca, e nel 421 a.C. Cuma. Quest'ultima dovette capitolare dopo un pesante e cruento assedio. Una parte dei suoi abitanti in fuga trovò rifugio all'interno delle mura di Neapolis.Neapolis riuscì invece a salvaguardare la propria incolumità e sovranità politiche ammettendo le élite osche alle principali cariche pubbliche della polis. Tuttavia, a causa di questo comportamento, Neapolis minò profondamente le sue relazioni con la metropoli, ossia la città madre, Cuma.
Nel 327 a.C. la città, istigata dai Sanniti preoccupati per l'espansionismo romano, minacciò gli interessi romani devastando l'Agro Campano e Falerno. Roma, affinché questi moti non si estendessero alle altre città campane, spedì un esercito capitanato dal console Publilio Filone. Nel frattempo erano giunti circa quattromila soldati Sanniti a difesa della componente osca della città. La città si arrese ai Romani, anche grazie ad uno stratagemma con il quale i Greci allontanarono i Sanniti dalla città (per approfondire questo episodio storico, vedi storia di Parthenope). Tuttavia Roma lasciò alla città ampie autonomie e permise che i suoi costumi, la sua lingua e le sue tradizioni di origine greca sopravvivessero, preferendo piuttosto stringere una sorta di patto di solidarietà e creando così quello che fu chiamato foedus Neapolitanum, con particolare attenzione agli aspetti commerciali e di difesa per quanto riguardava la flotta.
Nel 280 a.C., dopo la battaglia di Eraclea, quando Pirro si accorse che non c'era alcuna possibilità di un accordo con il Senato romano, decise di passare al contrattacco, avanzando con la sua armata verso nord. Durante l'avanzata deviò su Neapolis con l'intento di prenderla o di indurla a ribellarsi a Roma. Il tentativo fallì e comportò una perdita di tempo che giocò a vantaggio dei Romani: quando giunse a Capua la trovò già presidiata da Levino.
Nel 211 a.C., nel corso della seconda guerra punica, la città di Capua venne severamente punita a causa della sua alleanza con Annibale. Grazie a ciò la preminenza di quest'ultima in ambito campano andò scemando a favore di Neapolis. Dal 199 a.C., anno dell'istituzione di una dogana, le importazioni della città iniziarono a diminuire a vantaggio in particolare della vicina concorrente Pozzuoli e in seguito, nonostante i tentativi di Annibale (il quale fu respinto da Hegeas, alle porte della città) di sobillare i suoi abitanti contro Roma, Neapolis fu promossa a municipio romano, perdendo parte delle sue autonomie, sebbene restassero ancora in vigore le fratrìe e le figure di arconti di tradizione greca. Nell'82 a.C., nella lotta fra Mario e Silla, trovandosi a parteggiare per il primo, la città dovette subire le grandi devastazioni e stragi compiute dal secondo, animato dal desiderio di vendetta per l'affronto subito; ciò privò oltretutto Neapolis della sua flotta e dell'isola d'Ischia e ne compromise il commercio a tutto vantaggio di Pozzuoli, dando l'avvio ad un periodo di decadenza. Perso il ruolo mercantile, la città si trasformò gradatamente in città degli otia. Nel 72 a.C. in città cominciarono a sorgere importanti corporazioni e scuole, come quella del filosofo epicureo Sirone dove studiò Virgilio. Nel 49 a.C., nella guerra civile tra Cesare e Pompeo, la città anche stavolta si vide schierata dalla parte dello sconfitto: per questo motivo subì conseguenze negative. A Neapolis si formò la congiura per uccidere Cesare (sembra che Cassio partì proprio da uno dei lidi della città per andare a compiere il celebre omicidio).
Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Napoli#La_fondazione_di_Parthenope
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