Selinunte ( Σελινους, Selinûs, Selinus) era una antica città greca sita sulla costa sud-occidentale della Sicilia. I ruderi della città si trovano sul territorio del comune di Castelvetrano, nella parte meridionale della provincia di Trapani. Tutto il terreno interessato forma oggi un parco archeologico della dimensione di circa 40 ettari. Nel sito archeologico, sull'acropoli vi sono alcuni templi insieme ad altre costruzioni secondarie, mentre altri templi si trovano su di una collina poco lontana. Molti edifici sono rovinati in seguito a sismi avvenuti in epoca medievale; tuttavia alcuni interventi di anastilosi hanno permesso di ricostruire quasi completamente il Tempio E (il cosiddetto tempio di Hera), e di rialzare in gran parte uno dei lati lunghi del Tempio C. Le sculture trovate negli scavi di Selinunte si trovano soprattutto nel Museo Nazionale Archeologico di Palermo. Fa eccezione l'opera più famosa, l'Efebo di Selinunte, che oggi è esposto al Museo Comunale di Castelvetrano. Selinunte viene detta da Diodoro (XIII, 44) città ricca e popolosa. Ciò è confermato dall'estensione del suo abitato, dalla vastità delle sue necropoli, e anche da alcune epigrafi. La cifra di 23.600 persone tramandataci a proposito della distruzione di Selinunte non sembra una cifra fantasiosa; eppure pone il problema della sua reale comprensione ed entità: che cosa si intendeva per 23.600 persone? Che cosa comprende questa cifra, e che cosa esclude? Si tratta di soli cittadini? O di soli cittadini maschi? Comprende anche le donne? I bambini? Gli schiavi? Gli stranieri? Gli abitanti delle campagne? Il problema è reale: difatti, non sarebbe altrimenti possibile capire come sia stato possibile che Ermocrate, dopo pochi mesi dalla distruzione di Selinunte, abbia messo su un esercito di 6.000 uomini – per quanto possa averlo incrementato con altri fuoriusciti – quando i profughi sopravvissuti erano stati appena 2.600. Purtroppo il limite delle fonti antiche è dato proprio dal fatto che esse parlano generalmente di cittadini, e non di popolazione; come pure disattendono al rapporto fra territorio agricolo e area cittadina, rapporto per altro cangiante anche da zona a zona e da un'epoca all'altra. Per quanto possa essere verosimile che sotto il numero di 23.600 siano da intendersi "cittadini maschi adulti", purtroppo bisogna rassegnarsi al fatto che qualsiasi valutazione sulla reale consistenza numerica della popolazione di una città greca antica avrà sempre e necessariamente un carattere fluttuante e ipotetico. 'Acropoli è un altopiano calcareo che a Sud è a strapiombo sul mare, mentre a Nord si restringe fino a m 140. L'insediamento, di forma grossomodo trapezoidale, fu ampliato verso N alla fine del VI secolo a.C. con un formidabile muraglione a gradini (h. m 11 ca.), e circondato da mura – più volte restaurate e modificate – formate da cortine in blocchi squadrati con un riempimento di pietrame (emplècton), e scandite da 5 torri e 4 porte. A Nord, l'acropoli presenta delle fortificazioni (vedi sotto) con contromuro e torri, databili all'inizio del IV sec. a.C. Presso l'ingresso all'acropoli vi è la cd. Torre di Polluce che fu costruita nel XVI secolo contro i corsari, sui resti di una torre o faro antico. L' impianto urbano è suddiviso in quartieri da due strade principali (la. m 9) che si incrociano ad angolo retto (quella N-S lu. m 425; quella E-W lu. m 338), intersecate a loro volta – ogni m 32 – da altre vie minori (la. m 5). Questa sistemazione urbanistica – che riproduce quella più antica – risale però al IV sec. a.C., cioè alla Selinunte punica. Ai primi anni della colonia, invece, sono da attribuire diverse are e piccoli santuari innalzati sull'acropoli, sostituiti circa cinquant'anni più tardi da templi più grandi e duraturi; il primo di essi sembra sia stato il cd.mègaron nei pressi dei Templi B e C. Ancora incerta resta la localizzazione dell'agorà (che invece altri studiosi ipotizzano che si trovasse a N nell'area del centro abitato). Davanti al Tempio O si è rinvenuta un'area sacrificale punica – posteriore alla conquista del 409 a.C. – caratterizzata da ambienti costruiti con muretti a secco, all'interno dei quali erano depositati vasi contenenti ceneri, e anfore a siluro di tipo cartaginese. Sulla collina dell'acropoli sono stati rinvenuti i resti di numerosi templi di ordine dorico. Il Tempio O ed il Tempio A – di cui restano pochi avanzi: il basamento, qualche rocchio e l'ara – furono costruiti tra il 490 ed il 460 a.C., hanno una struttura pressoché identica tra loro, simile a quella del Tempio E sulla collina orientale. Presentano un peristilio (lu. m 40,20; la. m 16,20) di 6 x 14 colonne (h. m 6,23). L'interno è caratterizzato da un pronao in antis, da una cella con adyton, e da un opistodomo in antis separato dalla cella; la cella era di un gradino più alta del pronao, e l'adyton era di un gradino più alto della cella. Nel muro tra pronao e cella del Tempio A vi erano due scale a chiocciola che portavano alla galleria (o piano) superiore. Il pronao del Tempio A ha un pavimento a mosaico dove sono rappresentati la figura simbolica della dea fenicia Tanit, un caduceo, il sole, una corona e una testa bovina: esso testimonia il riutilizzo dell'ambiente in epoca punica come luogo religioso o come abitazione. Il Tempio O era dedicato a Poseidon, piuttosto che non ad Atena (Moscati); il Tempio A ai Dioscuri, piuttosto che non ad Apollo (Moscati).
A m 34 ad E del Tempio A vi sono i resti dell'ingresso monumentale all'area: si tratta di un propileo con pianta a forma di T, consistente in un corpo avanzato rettangolare (di m 13 x 5,60) con peristilio di 5 x 12 colonne, e in un altro corpo pure rettangolare (di m 6,78 x 7,25).
Superata la strada E-W si entra nella seconda area sacra, posta a N della precedente. Prima di giungere al Tempio C, a S di esso, vi è un Sacello (Mègaron) (lu. m 17,65; la. m 5,50), che risale al 580-570 a.C., avente la struttura arcaica del mègaron, forse destinato a conservare le offerte dei fedeli. Privo di pronao, ha l'entrata ad E che dà direttamente nella cella (al centro della quale vi sono due basi per le colonne lignee che sostenevano il tetto), racchiusa in fondo da un adyton quadrato, al quale venne aggiunto in epoca successiva un terzo ambiente. Il sacello era forse dedicato a Demetra Tesmofòros (Coarelli-Torelli).
Πηγη: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Selinunte#La_popolazione_di_Selinunte
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