Nel 726 l'Imperatore Leone III proibì il culto delle immagini sacre, ma questo provvedimento trovò una dura opposizione in Italia e, già in fermento per l'aumento delle tasse, gli eserciti della Venezia marittima, della Pentapoli e dell'Esarcato si ribellarono ed elessero loro capi. Inoltre questi erano sul punto anche di nominare un antimperatore, mapapa Gregorio II, messosi a capo degli insorti, riuscì in parte a frenarli, poiché contava ancora sull'Impero d'Oriente per difendersi dai longobardi. Non riuscì ad evitare però che l'esarca Paolo venisse assassinato dai rivoltosi. Una flotta fu inviata dalla Sicilia per vendicare Paolo, ma venne distrutta dalle milizie ravennati. Nel 728 diventò esarca Eutichio. Il nuovo esarca giunse quindi a Napoli, da dove ordì un attentato (poi fallito) alla vita del papa, Gregorio II. Successivamente, si volse verso i Longobardi: riuscì, infatti, a corrompere re Liutprando, dal quale strappò la promessa di un appoggio contro Gregorio II, in cambio del sostegno militare bizantino nella sottomissione dei ducati di Spoleto e di Benevento all' autorità del re. Mentre Eutichio veniva a capo delle rivolte che destabilizzavano l'esarcato, tuttavia, il papa riuscì ad incontrare Liutprando e a portarlo nuovamente dalla propria parte. Nel 730 l' Iconoclastia divenne dottrina religiosa e gli adoratori delle immagini cominciarono pertanto ad essere perseguitati. Il nuovo pontefice, Gregorio III, condannò la dottrina, con la conseguenza che Leone confiscò alla Chiesa molte proprietà in Calabria e Sicilia. In ogni modo, l'esarca, conscio della propria fragilità e visti tutti i tentativi di arrestare o uccidere il Papa fallire a causa dell'opposizione delle truppe di stanza nell'Urbe, decise prudentemente di stabilire buone relazioni con il Papa, facendogli dei doni ed evitando di applicare i decreti iconoclasti. Intanto, approfittando delle dispute religiose tra Impero e Chiesa, la pressione dei Longobardi sui territori dell'esarcato aumentò notevolmente. Nel 732 (o forse nel 739) la stessa Ravenna venne conquistata per la prima volta da Ildeprando, nipote di Liutprando, e da Peredeo, duca di Vicenza. L'esarca Eutichio riparò nella laguna veneta e, aiutato dalla flotta del veneziano duca Orso, riuscì a rientrare a Ravenna. Ildeprando venne catturato e Peredeo ucciso. Incoraggiato dal successo, il duca bizantino di Perugia tentò di riconquistare Bologna, ma l'attacco fallì. Nel 739 il nuovo pontefice, Gregorio III, appoggiò i duchi di Spoleto e Benevento contro Liutprando, spingendo quest'ultimo ad invadere il centro Italia: l'esarcato e il ducato di Roma ne furono devastati, e Liutprando occupò il corridoio umbro, restituito solo tre anni dopo. Nel 743, mentre a Roma saliva al soglio pontificio papa Zaccaria, re Liutprando progettava di riconquistare Ravenna, e attaccò l'esarcato impossessandosi di Cesena. L'esarca Eutichio, sentendosi direttamente minacciato, chiese aiuto al Papa, il quale si recò di persona a Pavia per convincere il sovrano a restituire all'esarca i territori conquistati, riuscendo nel suo intento.Liutprando morì nel 744: gli succedettero prima Ildeprando e poi Rachis. Quest'ultimo sospese le campagne di conquista dei suoi predecessori e firmò una pace con l'esarcato. Nel 749, tuttavia, invase la Pentapoli e assediò Perugia. Convinto a ritirarsi dal Papa, al suo ritorno a Pavia venne deposto dalla fazione longobarda contraria alla pace con Bisanzio, che elesse re Astolfo. Questi, riorganizzato e rafforzato l'esercito, passò immediatamente all'offensiva contro i territori italiani ancora soggetti (anche se più di nome che di fatto) all'Impero bizantino. Nel 750 invase da nord l'Esarcato occupando Comacchio e Ferrara; nell'estate del 751 riuscì a conquistare l'Istria e poi la stessa Ravenna, capitale e simbolo del potere bizantino in Italia. Si insediò nel palazzo dell'esarca, che venne parificato al palazzo regio di Pavia come centro del regno longobardo. Il 4 luglio di quell'anno Astolfo promulgò il suo primo documento dal palazzo dell'esarca, intitolandosi «re dei Langobardi cui Dio affidò il popolo dei Romani, traditium nobis a Domino populum Romanorum».L'Imperatore Costantino V tentò di recuperare l'esarcato con la forza della diplomazia inviando ambasciatori presso Astolfo nel tentativo di spingerlo a restituire i territori conquistati all'Impero. Ma l'ambizioso re longobardo non era disposto a rinunciare alle sue conquiste e ambiva a conquistare anche Roma, minacciando apertamente il Papa Stefano II, da cui pretendeva che il Ducato romano pagasse un tributo quantificato in tanti soldi d'oro quanti erano gli abitanti del ducato. Quando nel 753 il re longobardo occupò la fortezza di Ceccano, in territorio romano, il Pontefice, visto il fallimento di ogni negoziazione e constatato che l'Impero d'Oriente non poteva fornirgli concreti aiuti militari, decise di rivolgersi ai Franchi, all'epoca governati da Pipino il Breve(Maggiordomo di Palazzo, ovvero primo dei nobili di Francia). Nel gennaio del 754 il Papa si recò in Francia, incontrandosi con Pipino a Ponthion. Questi accettò la richiesta di aiuto del pontefice e s'impegnò a convincere la nobiltà franca. Ottenuto l'assenso alla spedizione da parte dei nobili franchi nel corso di una dieta a Quierzy (Carisium in latino) il 14 aprile del 754 (giorno di Pasqua), nell'agosto dello stesso anno Pipino discese una prima volta in Italia, sconfiggendo Astolfo nei pressi di Susa e costringendolo a cedere alcuni territori. Astolfo, tuttavia, non recedette dai suoi piani bellicosi e nel 756 invase di nuovo il ducato romano, espugnando Narni e assediando Roma: Papa Stefano II sollecitò di nuovo l'aiuto di Pipino, che discese in Italia nello stesso anno, sconfisse di nuovo i Longobardi e costrinse Astolfo a cedere Esarcato e Pentapoli al Papa invece che all'Impero (Promissio Carisiaca). I Bizantini ovviamente protestarono e, tramite due messi inviati presso il re franco, lo pregarono di restituire l'Esarcato al legittimo padrone, ovvero l'Impero d'Oriente; ma Pipino rispose negativamente, congedando i due ambasciatori. Nacque così uno Stato della Chiesa indipendente da Bisanzio e protetto dai Franchi. Tra il 773 e il 774 il successore di Pipino sul trono di Francia, Carlo Magno, scese in Italia e conquistò la capitale del regno longobardo, Pavia. Carlo si fece chiamare da allora "Re dei Franchi e dei Longobardi per Grazia di Dio" (Gratia Dei rex Francorum et Langobardorum), realizzando un'unione personale dei due regni. Il sovrano mantenne le Leges Langobardorum ma riorganizzò il regno sul modello franco, con conti al posto dei duchi. Per quanto riguarda l'Italia meridionale, la Puglia, la Lucania e la Calabria restarono ancorate in mano imperiale per ancora tre secoli; altri territori, come Napoli e Gaeta, si sganciarono, a poco a poco, dalla dominazione di Costantinopoli mentre la Sicilia fu conquistata dagli Arabi. Nell' 876 i Bizantini, sconfitti definitivamente i Saraceni, ristabilirono il proprio dominio su Bari. Costituito come Thema di Longobardia, questo territorio fu governato per mezzo di un funzionario a cui venne attribuito inizialmente il titolo di strategos o patrizio, dal 970-976 lo strategos fu posto alle dipendenze di un Catapano (o Catepano, traducibile come "sovrintendente", dal termine greco katapános è derivato poi quello di "capitano") a cui rispondevano anche gli strateghi di Calabria e di Lucania: l'insieme dei territori controllati da questo funzionario divenne dunque noto come Catepanato d'Italia.
Πηγή:https://it.m.wikipedia.org/wiki/Esarcato_d%27Italia
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