Τετάρτη 20 Ιουλίου 2016

Le guerre Pirriche : Il greco re Pirro contra gli Romani e gli Cartaginesi alla Magna Grecia

Le Guerre pirriche furono un conflitto che vide tra il 280 a.C. ed il 275 a.C. la Repubblica romana affrontare l'esercito del re epirota, Pirro, a capo di una coalizione greco-italica. Ebbero luogo nell' Italia meridionale e coinvolsero anche le popolazioni italiche del posto. Generata dalla reazione di Taranto, città della Magna Grecia, all'espansionismo romano, la guerra coinvolse presto anche la Sicilia greca e Cartagine. Dopo alterne vicende, i Romani riuscirono alla fine a battere Pirro, costretto a lasciare definitivamente l'Italia; l'esito fu l'egemonia romana sull'intera Magna Grecia. Il primo scontro tra gli Epiroti ed i Romani avvenne in Basilicata, nella piana di Eraclea(presso l'odierna Policoro), nello stesso 280 a.C.Nonostante la sorpresa di trovarsi di fronte glielefanti, animali mai visti in precedenza, i Romani ressero bene l'urto fino a sera, anche se la battaglia alla fine si risolse con una sconfitta in cui ne morirono 7.000 (circa un terzo, dei 20.000 iniziali) e 1.800 furono fatti prigionieri. Pirro lasciò invece sul campo 4.000 armati dei 25.000 iniziali: troppe perdite per il contingente epirota, che difficilmente poteva ottenere rinforzi al contrario di Roma che poteva reclutare in fretta nuove truppe; ma, fortunatamente per Pirro, queste perdite vennero rimpiazzate dai soldati di Lucani, Bruzi e Messapi, assieme ad alcuni rinforzi mandati dalle città greche (Crotone, Locri Epizefiri) che alla notizia della vittoria decisero di unirsi a lui. Nel corso del 279 a.C. i Romani si scontrarono con Pirro adAscoli Satriano, dove furono nuovamente sconfitti (persero 6.000 uomini) infliggendo tuttavia, in proporzione, perdite talmente alte alla coalizione greco-italico-epirota (3.500 soldati) che Pirro fu costretto a ripiegare per evitare ulteriori scontri coi romani che avrebbero assottigliato ulteriormente le sue forze. Si narra abbia dichiarato, alla fine della battaglia, «Αν ετι μίαν μάχην νικήσωμεν, απολώλαμεν» («un'altra vittoria così sui Romani e sarò perduto»). Da questo episodio l'uso del termine "vittoria di Pirro" (o "vittoria pirrica") divenne proverbiale. È forse in seguito a questi eventi che Romani e Cartaginesi decisero di stipulare un trattato di alleanza contro il comune nemico epirota. 278 a.C.Pirro ricevette due offerte allo stesso tempo: da un lato, le città greche di Sicilia gli proposero di estromettere i Cartaginesi (l'altra grande potenza del Mediterraneo occidentale) dalla metà occidentale dell'isola; dall'altro, i Macedoni gli chiesero di salire al trono di Macedonia al posto di re Tolomeo Cerauno, decapitato nell' invasione della Grecia e della Macedonia da parte dei Galli. Pirro giunse a conclusione che le opportunità maggiori venivano dall'avventura in Sicilia e decise, pertanto, di abbandonare l'Italia meridionale e andare in aiuto dell'isola, non avendo ottenuto però nessun trattato preciso dai romani. Al comando di un esercito di 37.000 uomini mosse da Agrigento verso Erice e la espugnò: caduta la città filo-cartaginese più fortificata, altre come Segesta e Iato si consegnarono all'epirota. Fu così nominato re di Sicilia, e i suoi piani prevedevano la spartizione dei territori fin lì conquistati tra i due figli, Eleno (a cui sarebbe andata la Sicilia) e Alessandro (a cui sarebbe andata l'Italia). 277 a.C. Ancora Pirro espugnò Erice, la più munita fortezza filo-cartaginese sull'isola, e questo rese quasi naturale la defezione delle altre città controllate dai punici. Cartagine aveva deciso di non difendere città come Palermo ed Eraclea Minoa, ma concentrò i suoi sforzi su Lilibeo, città che veniva rifornita via mare: fu così possibile ai fenici di sostenere l'assedio posto da Pirro. 276 a.C.Il re epirota intavolò trattative coi cartaginesi. Per quanto essi fossero già pronti a venire a patti con Pirro, e fornirgli denaro e navi quando fossero stati ripristinati rapporti amichevoli, questi richiese che tutti i cartaginesi lasciassero l'isola per fare del mare una linea di confine tra punici e greci. Al loro rifiuto seguì l'assedio infruttuoso di Lilibeo che, unito al suo comportamento dispotico nei confronti delle colonie siceliote, causò un'ondata di risentimento nei suoi confronti: Pirro fu costretto ad abbandonare la Sicilia inseguito dai Cartaginesi ed a tornare in Italia, senza fra l'altro ottenere cospicui rinforzi perché fino a quel momento le città greche che aveva preteso di proteggere non riuscirono mai a concordarsi fra di loro per sostenere lo sforzo bellico comune. Il mancato successo finale produsse uno scollamento tra Pirro ed i sicelioti ed egli dovette tornare in Italia prendendo come pretesto la richiesta d'aiuto di Taranto. Nel frattempo Roma, sempre rifornita abbondantemente da Cartagine, rioccupava senza colpo ferire tutto il territorio precedentemente perduto in Puglia ed in Lucania. Sedata definitivamente la ribellione di Oschi e dei Sanniti (la componente stanziata al confine tra le attuali Campania e Puglia), arrivò nell'inverno del 276 a.C. a porre nuovamente sotto assedio Taranto, per terra e questa volta anche per mare, complice la flotta cartaginese. I tarantini invocarono nuovamente l'aiuto di Pirro, che dovette dunque abbandonare la Sicilia e sbarcare in Lucania. 275 a.C.Lo scontro definitivo con Roma avvenne nel Sannio, a Maleventum (da allora ribattezzata con il nome di "Beneventum", tramandatosi poi in Benevento), nella tarda primavera di quest'anno. L'intento di Pirro era quello di far togliere l'assedio a Taranto minacciando direttamente Roma. Ma i romani, intuita la strategia dell'epirota, non solo non tolsero l'assedio a Taranto, bensì risposero inviandogli contro tutte le legioni stanziate in Etruria, devastando l'esercito avversario che - oramai - non disponeva più degli elefanti, tutti eliminati nelle azioni di guerriglia seguite allo scontro di Ascoli, era stato logorato da anni di guerra ed era provato nel morale per gli insuccessi strategici. Pirro, per non cadere prigioniero dei romani, dovette far ritorno precipitosamente nel suo regno con quanto rimaneva del suo esercito. Taranto rimarrà sotto assedio altri tre anni, capitolando nel 272 a.C. Roma aveva completato la sottomissione della Magna Grecia.
Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Guerre_pirriche

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