Palermo, è un comune italiano di 671 696 abitanti, capoluogo della Regione Siciliana. È il quinto comune italiano per popolazione e venticinquesimo a livello europeo, nonché il principale centro urbano della Sicilia e dell' Italia insulare. La città metropolitana di Palermo conta una popolazione di circa 1.300.000 abitanti. La città vanta una storia millenaria e ha avuto un ruolo importante per le vicende del Mediterraneo e dell' Europa. Fondata come "città-porto" dai Fenici tra il VII e il VI secolo a.C., fin dal principio ha rappresentato un importante snodo commerciale e culturale fra Occidente e Oriente. Dopo Cartaginesi, Greci, Romani, Vandali, Ostrogoti e Bizantini, la città fu conquistata dai Saraceni. Sotto la dominazione della dinastia Kalbita divenne roccaforte dell' Emirato di Sicilia.
Dopo la conquista normanna realizzata dai fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero I, la città conobbe i fasti della Contea di Sicilia, esistita dal 1071 al 1130: in quest' anno Ruggero II fu incoronato re, dando inizio alla vicenda storica del Regno di Sicilia, di cui Palermo fu capitale. Proprio a questa circostanza si devono i titoli attribuiti alla città: «Prima Sedes, Corona Regis et Regni Caput». La morte di Guglielmo II il Buono determinò la crisi della dinastia normanna; nel 1194, dopo la morte del re Tancredi, il regno passò agli Hohenstaufen e con l'imperatore Enrico VI la Sicilia entrò a far parte del Sacro Romano Impero con la cosiddetta "Unio Regnum ad Imperium", quindi conobbe il suo apogeo con Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero quando Palermo divenne capitale del Sacro Romano Impero. A seguito della lotta tra Carlo I d'Angiò e gli Hohenstaufen, la Sicilia passò agli Angioini, che trasferirono la capitale del regno a Napoli. Nel 1282 si verificò a Palermo una celebre rivolta antiangioina, nota come Vespri siciliani. La città si consegnò a Pietro III di Aragona, marito di Costanza II di Sicilia, discendente di Federico II. Durante il periodo aragonese la città fu a lungo roccaforte della famiglia Chiaramonte, a capo della Fazione Latina ostile ai nuovi sovrani Aragonesi. Per tale ragione i re soggiornarono principalmente a Catania e talvolta a Messina, ma ciononostante le incoronazioni regie continuarono ad avvenire nella cattedrale di Palermo. In seguito, durante il periodo vicereale spagnolo, Palermo fu sede dei Viceré di Sicilia. Nel 1713 la città ospitò la cerimonia d'incoronazione di Vittorio Amedeo II di Savoia e nel 1735 quella di Carlo di Borbone, continuando ad essere capitale dell'isola. Dal 1816 al 1817 fu capitale del neonato Regno delle Due Sicilie e successivamente divenne la seconda città per importanza dello stesso regno duo-siciliano (mantenendo tuttavia il titolo di capitale della parte isolana del regno) fino al 1861. La lunga storia della città e il succedersi di numerose civiltà e popoli le hanno regalato un notevole e unico patrimonio artistico e architettonico che spazia dai resti delle mura puniche per giungere a ville in stile liberty, passando dalle residenze e dai luoghi di culto in stile bizantino e arabo-normanno, alle architetture gotiche e basiliche barocche, ai teatri neoclassici e ai palazzi razionalisti. Il sito seriale Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale, di cui fanno parte più beni monumentali situati in città, nel 2015 è stato dichiarato Patrimonio dell' umanità dall' Unesco. Molti edifici tra chiese e palazzi della città sono da anni riconosciuti monumenti nazionali italiani. Il centro storico e i quartieri periferici adiacenti conservano un vasto patrimonio artistico e architettonico in stile liberty che fanno di Palermo una delle capitali dell' Art Nouveau e capitale dello stile liberty in Italia. Per ragioni culturali, artistiche ed economiche è stata in passato ed è ancora una delle principali città della regione euro-mediterranea ed è fra le principali destinazioni turistiche del Mezzogiorno d'Italia e d' Europa, nonché tra le mete del mare nostrumpiù trafficate dalle navi da crociera. È sede dell' Assemblea regionale siciliana, il più antico parlamento al mondo in attività, dell' Università degli Studi e della principale arcidiocesi regionale.
Nel novembre 2015 Palermo è entrata a far parte del programma Safer Cities lanciato nel 1996 dall'Agenzia UN-Habitat delle Nazioni Unite, assumendone la co-presidenza mondiale, con il sindaco Leoluca Orlando responsabile per l'Europa e l'Africa. La Carta di Palermo è il documento sottoscritto nel marzo 2015 da giuristi, attivisti dei diritti umani, amministratori pubblici ed organizzazioni non governative per sollecitare la comunità mondiale ad una revisione della legislazione sul permesso di soggiorno e delle politiche legate ai fenomeni migratori, sostenendo la mobilità umana internazionale come diritto inalienabile della persona.
L'area della piana di Palermo e i monti circostanti conservano resti di presenza umana sin dalla Preistoria. Ne è un esempio l'interno delle grotte dell'Addaura, su un versante di Monte Pellegrino, in cui si aprono alcune cavità abitate durante il paleolitico e il mesolitico. All'interno, in cui sono state ritrovate ossa e strumenti utilizzati per la caccia, si trova un vasto e ricco complesso di incisioni, databili tra l' epigravettiano finale e il mesolitico, raffiguranti figure antropomorfe e zoomorfe. Nella sua lunga storia, circa 3.000 anni, la città di Palermo ha cambiato diversi poleonimi in base alle varie dominazioni che si sono succedute al comando della città. Palermo fu fondata dai Fenici con il nome Zyz. Fino a quel momento l'area era stata un emporio commerciale e base d'appoggio per la Sicilia nord-occidentale. Zyz il nome non è ancora accertato, ma molte monete provenienti da Palermo di periodo punico portavano la dicitura Zyz e visto che Palermo era una delle tre città puniche della Sicilia (Tucidide, VI, 1-5) molto probabilmente aveva una propria zecca. Il nome sembrerebbe derivare dalla conformazione della città che tagliata da due fiumi ricordava il profilo di un fiore. Acquisita una certa importanza commerciale grazie alla sua posizione ma soprattutto ai due fiumi (il Kemonia ed il Papireto), divenne meta ambita per i Greciche popolavano la parte orientale della Sicilia, che, tuttavia, non riuscirono mai a conquistare. Panormos (dal Greco παν-όρμος, tutto-porto) così i Greci chiamavano Palermo così perché i due fiumi che la circondavano (il Kemonia e il Papireto) creavano un enorme approdo naturale. Questo nome andò diffondendosi grazie al rafforzamento dell' influenza greca sull' isola. La città venne fondata dai Fenici probabilmente con il nome di Zyz, che in lingua fenicia significa fiore. La storia di Palermo fenicia inizia tra il VII e il VI secolo a.C.. Fino a quel momento l'area era stata un emporio commerciale e base d'appoggio per la Sicilia nord-occidentale. Acquisita una certa importanza commerciale grazie alla sua posizione ma soprattutto ai due fiumi (il Kemonia e il Papireto), divenne meta ambita per i Greci che popolavano la parte orientale della Sicilia, che, tuttavia, non riuscirono mai a conquistare. La prima conquista avvenne da parte dei Romani, che, dopo un lungo assedio, riuscirono a sottrarla ai Cartaginesi di Amilcare Barca, costretti a rifugiarsi alle falde del monte Pellegrino (all'epoca chiamato Ercta): i tentativi di riconquista dei Cartaginesi risultarono vani e la città divenne una conquista romana col nome di Panormus. Sotto il governo di Roma, Palermo continuò a ricoprire il ruolo di porto strategico nel Mediterraneo, vivendo un periodo di assoluta tranquillità e conseguente agiatezza, tanto che la città crebbe e si dotò di splendidi edifici per spettacoli noti da epigrafi e testi antichi ed ora forse riconosciuti sul terreno. Palermo fu città romana fino a quando le invasioni barbariche causarono il saccheggio e la devastazione della città. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, nel 535 la Sicilia fu in gran parte distrutta essendo arrivati i Vandali nell'occidente dell'isola. La ricostruzione di Palermo avvenne grazie ai Bizantini, che tennero Palermo per tre secoli. Con la conquista della città, comandata da Belisario, iniziò un'opera di restaurazione di quell'unità imperiale perduta con le invasioni barbariche, dominando in poco tempo l'intera isola che divenne una provincia periferica dell'Impero d'Oriente. Nel IX secolo gli arabi dal Nordafrica invasero la Sicilia: la conquista, fu iniziata nell'827, Palermo fu presa nell'831. Furono i governatori musulmani a spostare la capitale della Sicilia a Palermo (fino a quel momento il centro più importante dell'isola era Siracusa): la città si dotò di tutte le strutture burocratiche e destinate ai vari servizi che spettavano a una capitale. Il monaco Teodosio affermò che a Palermo, durante la dominazione araba, erano presenti più di trecento moschee in precedenza chiese. Gli arabi introdussero anche i primi agrumeti, formando la Conca d'oro e aprendo così una nuova possibilità di sviluppo economico. La potenza musulmana, tuttavia, fu corrosa dalle lotte interne (cristiani-musulmani) per l'indipendenza, che aprirono la via ai normanni, finché, nel 1071, dopo quattro anni d'assedio, Ruggero d'Altavilla, primo conte normanno, espugnò Palermo allontanando i musulmani. L'arrivo dei Normanni a Palermo, e la mescolanza con gli stili islamici, è testimoniata da un numero considerevole di edifici religiosi e civili, oltre che da un ponte a dodici arcate sito nelle vicinanze della stazione centrale di Palermo: il Ponte dell'Ammiraglio, completato nel 1113. Nel 1098 i Normanni, sotto investitura papale, ottennero la licenza di rendere nuovamente cattolica la Sicilia e, in poco tempo, entrarono in possesso della città e del resto dell'isola: la capitale, prima della Gran Contea di Sicilia, poi del Regno di Sicilia, restò a Palermo. La città raggiunse il massimo splendore sotto il governo di Ruggero II: in questo periodo furono costruite la chiesa di Santa Maria dell' Ammiraglio e la Cappella Palatina. Alla morte di Federico II (1250), Palermo e la Sicilia persero l'egemonia nel Mediterraneo, e il potere si spostò a Napoli, con Carlo d'Angiò. Il popolo palermitano, tuttavia, nel 1282dette avvio alla guerra del Vespro contro i francesi, che terminò con l'adottare la Bandiera siciliana. Dopo il regno di Sicilia normanno, si alternarono sul trono palermitano altre case reali: gli Svevi (dal 1194 al 1266), che fecero di Palermo una sede imperiale; gli Angioini (dal 1266 al 1282), che spostarono la capitale da Palermo a Napoli; dopo la rivolta del Vespro, Palermo divenne capitale del regno fondato tramite il ramo cadetto degli aragonesi: perderà l' indipendenza nel XV secolo per diventare vicereame iberico.
Successivamente il nome cambiò in Panormos o anche Pànhormos che deriva dall'unione di due parole greche, Pan(tutto) ed Hòrmos (porto), questo particolare nome deriva dalla conformazione stessa della città, che si trovava alla convergenza di due fiumi i quali, circondandola creavano un enorme (per l'epoca) approdo naturale. Oltre a questo la città, come tutte le città fenicie, basava la sua economia sul commercio marittimo. La prima fonte a dare questo nome alla città è Tucidide che descrivendo la Sicilia all'arrivo dei Greci parla di Palermo, Mozia e Solunto come le più importanti colonie Puniche presenti sull'isola. Il nome Panormos è comunque molto utilizzato dai greci per indicare città rinomate per il proprio porto e lo troviamo in altri punti del Mediterraneo. Questo nome andò diffondedosi più di quello fenicio, grazie alla maggiore influenza e presenza greca sull'isola, ma, nonostante ciò, i Greci non riusciranno a controllare mai la città che resterà una città Punica ed autonoma fino al periodo romano. Durante la dominazione romana si mantenne il nome greco anche se avvenne una piccola modifica di pronuncia, infatti il nome assimila una forma più simile al latinocambiando la declinazione in Panormus, in questa prima fase però il nome mantiene lo stretto legame con il nome greco. Ulteriore passaggio prima della forma moderna avviene con la dominazione araba, quando il nome originale diviene Balarm come ci viene riportato dagli storici arabiIbn Hawq e Edrisi e viene pronunciato Bal(e)rm, anche se alcuni storici arabi contemporanei alla dominazione chiamavano la città semplicemente Madìnah che in arabo identifica la città per antonomasia, questo sottolinea l'importanza che aveva raggiunto la stessa città sotto la dominazione araba. Ulteriore passaggio avviene con la dominazione normanna in questo periodo il legame con l'arabo è molto forte, infatti la lingua parlata rimane la stessa e di conseguenza la forma araba diviene dapprima Balermus, echeggiando la precedente pronuncia latina su una base araba, e successivamente Balarmuh sempre con la pronuncia Bal(e)rmuh.
Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Palermo
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Palermo
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Toponomastica_di_Palermo
Εκπαιδευτικό Ιστολόγιο με στόχο την ενημέρωση για την Μυθολογία, την Προϊστορία, την Ιστορία και τον ελληνικό πολιτισμό greek.history.and.prehistory99@gmail.com
Πέμπτη 29 Δεκεμβρίου 2016
La fondazione antica del Palermo, la storia e la toponomastica greca della capitale di Sicilia
Гесиод Теогония : поэтическоесочинение Гесиода одна из первых древнегреческих мифологических поэм, ставших известными в европейской литературе.
Гесио́д ( VIII—VIIвека до н. э.) первый исторически достоверный древнегреческий поэт, рапсод, представитель направления дидактического и генеалогического эпоса. Гесиод родился в Киме в Эолиде, но его отец, обедневший торговец, переселился в Беотию, где крестьянствовал в деревне Аскра, — «тягостной летом, зимою плохой, никогда не приятной», близ горы Геликон. Что заставило мальчика из бедной крестьянской семьи стать поэтом, неизвестно. Сам Гесиод рассказывает, что в юности, когда он пас скот, к нему явились геликонские нимфы, вдохнули в него дар божественных песен и вручили жезл из пышного лавра знак отличия рапсода. Гесиод стал профессиональным рапсодом исполнителем эпических песен. В своих произведениях он использовал язык и стилистическую технику малоазийского героического эпоса для новых задач религиозного и нравственного учительства. Гесиод выступает как пророк, «призванный» музами вещать истину, и, в отличие от безымянных певцов гомеридов, первым в греческой поэзии определяет себя как личность и называет своё имя. Предание («Состязание Гомера и Гесиода») повествует о том, что когда царь Халкиды Амфидамант погиб в Лелантской войне, Гесиод участвовал в играх, устроенных в его память, состязался при этом с Гомером и был назван победителем. Царь Панед, председатель состязания, отдал предпочтение Гесиоду лишь потому, что тот повествовал о «земледелии и мире», а не «войнах и побоищах». Позже Панед вошел в греческую пословицу как воплощение слабоумия. Состязание датируется рубежом VIII—VII вв. до н. э., что даёт хронологическую опору для времени жизни самого Гесиода. Наиболее значительное произведение Гесиода поэма «Труды и дни», написанная в форме увещаний, обращённых к брату поэта Персу, который ведёт с Гесиодом тяжбу о наследстве и которого Гесиод убеждает не надеяться на неправедный суд подкупленных «царей» и своё пошатнувшееся состояние поправить упорным трудом. Ухудшение положения крестьянства формирует у Гесиода пессимистическое отношение к современности (изложение мифа о непрерывном ухудшении условий человеческой жизни от золотого века до железного). В поэму введён разнообразный материал нравственных правил и хозяйственных наставлений, она обильно оснащена фольклором: пословицами, поговорками, притчами, баснями, мифами. Изречения: «Кто верит женщине, тот верит вору», «Всякий дающему даст, не дающему всякий откажет» и др. Во второй части поэмы систематически описываются работы земледельца и мореплавателя, а также приметы, связанные с различными днями месяца. Другая поэма Гесиода, «Теогоня, является попыткой привести в систему разноречивые эпические сказания о богах и связать богов в единое генеалогическое древо, начиная от предвечных Хаоса, Геи и Эрота и кончая Зевсом, устроителем нынешнего миропорядка, и его потомками. Остальные сочинения, в древности приписывавшиеся Гесиоду, считаются в современной науке написанными позднее, в VII—VI веках до н.э. Продолжением «Теогонии» была сохранившаяся лишь в немногих отрывках поэма «Каталог женщин» или «Эойя» список красавиц, от брака которых с богами произошли герои, родоначальники знатных родов; здесь в генеалогической форме изъяснялось происхождение греческих племён. «Щит Геракла» поэма в 480 стихах. В ней не рассказывается о всех подвигах Геракла, а изображается его поединок с чудовищем Кикном, сыном Ареса. Дошел до нас и ряд названий других произведений Гесиода («Меламподия», «Свадьба Фетиды и Пелея» и др). Издание Меркельбаха-Уэста (Oxford, 1967, рус. пер. 2001) включает 363 (кроме подложных) сохранившихся в рукописях и найденных на папирусах фрагмента сочинений Гесиода. Павсаний в «Описании Эллады» сообщает, что ещё во II веке в Феспияхбыла некая община, владевшая землями, связанными с именем Гесиода, члены которой хранили все местные предания о нём и показывали посетителям такие реликвии, как официальный список «Трудов и дней». В честь Гесиода назван кратер на Меркурии (Hesiod) и кратер на Луне. Теого́ния (Θεογονία, «происхождение богов»)Nпоэтическоесочинение Гесиода (VIII — VII века до н. э.), одна из первых древнегреческих мифологических поэм, ставших известными в европейской литературе. В нарицательном значении теогония совокупность верований и воззрений о происхождении и родословии богов. У Гесиода поэма начинается с обращения к музам, затем идёт повествование о зарождении мира, титанах, богах-олимпийцах и о героях. Сначала был Хаос, потом появилась Гея, Тартар и Эрос. Потом от Хаоса рождается Ночь-Нюкта и Мрак-Эреб. Ночь рождает Эфира и День от Эреба. Гея же рождает Урана и нимф. От брака Геи с Ураном рождаются первые боги титаны. Также от этого союза Гея родила циклопов и гекатонхейров. Уран спрятал своих детей в недрах Земли, Гея же, страдая от этого, просит Крона отсечь детородный орган отца, что он и делает. Из крови Урана родились эринии, гиганты, нимфы. Пока член Урана плавал по морю, вокруг него образовалась пена (и пристала к берегу Кипра), из которой потом появилась Афродита, или Киприда (дочь Кипра). Далее рождаются различные боги, из которых стоит упомянуть мойр (богини судьбы, которые родились до Олимпийцев, а, значит, последние были им подвластны), и т. д. Также появляются различные божества-реки. Далее повествуется о рождении новых богов Реей от Крона: Зевса, Геры, Аида, Посейдона, Деметры, Гестии. Крон, зная, что в соответствии с пророчеством он будет свергнут одним из своих детей, глотает их одного за другим, но самого младшего Зевса Гея прячет на острове Крит, а вместо Зевса подкладывает Крону камень. Затем повествуется о рождении новых богов (Афина, Фебос, Арес и т. д.), о титаномахии и героях, которые должны будут спасти богов от гигантов. Также в «Теогонии» упоминается легенда о ящике Пандоры.
Πηγή: https://ru.m.wikipedia.org/wiki/Гесиод
https://ru.m.wikipedia.org/wiki/Теогония
поэтическоесочинение Гесиода одна из первых древнегреческих мифологических поэм, ставших известными в европейской литературе.
Seuthopolis : The ancient capital of Thrace and hellenistic center of Thracian religion
Seuthes III (Σεύθης) was a ruler of the Odrysian kingdom of Thrace from c. 331 BC to c. 300 BC. After the campaigns of Philip II in 347–342 significant part of Thrace had been dependent to Macedon. After Philip's death in 336 BC, many of the Thracian tribes revolted against Philip's son Alexander III the Great, who waged a campaign against and defeated the Getae and King Syrmus of the Triballi. All other Thracians sent troops to join Alexander's army. Seuthes revolted against the Macedon about 325 BC, after Alexander's governor Zopyrion was killed in battle against the Getae. After Alexander died in 323 BC he again took up arms in opposition to the new macedonian governor Lysimachus. They fought each other to a draw and each withdrew from battle. Ultimately Seuthes was compelled to acknowledge the authority of general Lysimachus , by then one of Alexander's successor kings.
In 320 BC, Seuthes III moved the Odrysian kingdom to central Thrace and built his capital city at Seuthopolis (Kazanlak), present day Bulgaria. In 313 BC he supported the Macedonian general Antigonus I in the latter's civil war against macedonian general Lysimachus, occupying the passes of Mount Haemus against his overlord but was again defeated and forced to submit. The Tomb of the Thracian King Seuthes III is situated in Bulgaria in the Golyamata Kosmatka mound, at a distance of 1 km south from the town of Shipka north from the town of Kazanlak (Bulgaria). It was discovered in 2004 by the Bulgarian archeologist Georgi Kitov. The Tomb was built in the second half of fifth century BC. Items found inside included the golden crown of the ruler, a golden kylix (shallow wine cup), knee pads and a helmet, and applications for horse tackle, all exhibited in the historical museum of the town of Kazanlak. Remarkable is the bronze head of the statue of Sevt III buried ritually in front of the façade, which is quite detailed. It is an important evidence of the Thracian Orphic rituals. The tomb temple consists of a corridor, an anteroom, a round chamber with high tholos cover, and a rectangular chamber, constructed as a sarcophagus from two monolith blocks, one weighing more than 60 tons. The three halls are built of rectangular stone blocks and are covered with slabs. A two-winged marble door closes the entrance to the round chamber. The upper plains of the wings are decorated with images of the god Dionysus, who in the east part embodies the sun and in the west the earth and night. The ritual couch and the ritual chamber are placed in the rectangular chamber. They were covered with fabric made of a golden thread, after that a splendid funeral of the ruler was performed. Above the phial, the jug, and the helmet was inscribed the name of Seuthes, which proves that in the beginning of third century BC here was buried Sevt III, the famous Thracian ruler of the Odrysian kingdom. The capital of his kingdom, called Seuthopolis, is situated at about ten kilometers southwest from the tomb, on the bottom of Koprinka dam. The head of the statue of Seuthes is buried in the tomb, and it was placed on a pedestal in the capital Seuthopolis. The personal belongings and the gifts, needed for the afterlife of the ruler are carefully placed in the chamber. After the burial the entrance of the round chamber and the anteroom were blocked, the horse of the ruler was sacrificed, and the corridor was ritually set on fire. The tomb is a part of the Valley of the Thracian Kings, which also includes the Kazanlak tomb (recognised as part of the UNESCO world heritage), as well as the tombs and the temples found in the mounds Goliama Arsenalka, Shushmanets, Helvetsia, Grifoni, Svetitsa, and Ostrusha. Seuthopolis (Σευθόπολις) was an ancient hellenistic type city founded by the Thracian king Seuthes III, and the capital of the Odrysian kingdom. The city was founded sometime from 325 BC to 315 BC. It was a city, built on the site of an earlier settlement, and its ruins are now located at the bottom of the Koprinka Reservoir near Kazanlak, Stara Zagora Province, in central Bulgaria. Seuthopolis was not a true polis, but rather the seat of Seuthes and his court. His palace had a dual role, functioning also as a sanctuary of the Cabeiri, the gods of Samothra. The Cabeiri, Cabiri or Kabiri (Κάβειροι) were a group of enigmatic chthonic deities. They were worshiped in a mystery cult closely associated with that of Hephaestus, centered in the north Aegean islands of Lemnos and Samothrace at the Samothrace temple complex and at Thebes. In their distant origins the Cabeiri and the Samothracian gods may include prehistoric Pelasgian elements, or other non southern greek elements, such as Hittite, Thracian, proto-Etruscan or Phrygian. The Lemnian cult was always local to Lemnos, but the Samothracian mystery cult spread rapidly throughout the Greek world during the Hellenistic period, eventually initiating Romans. The Cabeiri were also worshipped at other sites in the vicinity, including Seuthopolis in Thrace and various sites in Asia Minor. According to Strabo, Cabeiri are most honored in Imbros and Lemnos but also in other cities too. They were most commonly depicted as two people: an old man, Axiocersus, and his son, Cadmilus. Due to the cult's secrecy, however, their exact nature and relationship with other ancient Greek and Thracian religious figures remained mysterious. As a result, the membership and roles of the Cabeiri changed significantly over time, with common variants including a female pair (Axierus and Axiocersa) and twin youths (frequently confused with Castor and Pollux) who were also worshiped as protectors of sailors. In myth, the Cabeiri bear many similarities to other fabulous races, such as the Telchines of Rhodes, the Cyclopes, the Dactyls, the Korybantes, and the Kuretes. These different groups were often confused or identified with one another since many of them, like the Cyclopes and Telchines, were also associated with metallurgy. Diodorus Siculus said of the Cabeiri that they were Idaioi dactyloi ("Idaian Dactyls"). The Idaian Dactyls were a race of divine beings associated with the Mother Goddess and with Mount Ida, a mountain in Phrygia sacred to the goddess. Hesychius of Alexandria wrote that the Cabeiri were karkinoi ("Καβούρια"). The Cabeiri as Karkinoi were apparently thought of as amphibious beings (again recalling the Telchines). They had pincers instead of hands, which they used as tongs (karkina) in metalworking. It has been suggested by Comyns Beaumont that the Orphic mysteries may have had their origins with the Cabeiri. Most of the space within the city of Seuthopolis was occupied not by homes but by official structures, the majority of the people living outside the city. It had local Thracian and southern Greek populace. In 281 BC it was sacked by Celts. The dual role of Seuthes' palace (royal court and sanctuary) indicates that Seuthes was a priest king: the high priest of the Cabeiri among the Odrysian Thracians. According to Seuthopolis’ sign, sanctuary of Dionysius/Sabazios was situated on the square.
Sabazios (Σαβάζιος) is the nomadic horseman and sky father god of the Phrygians and Thracians. In Indo-European languages, such as Phrygian, the -zios element in his name derives from dyeus, the common precursor of Latin deus ('god') and Greek Zeus. Though the Greeks interpreted Phrygian Sabazios as both Zeus and Dionysus, representations of him, even into Roman times, show him always on horseback, as a nomadic horseman god, wielding his characteristic staff of power. It seems likely that the migrating Phrygians brought Sabazios with them when they settled in Anatolia in the early first millennium BCE, and that the god's origins are to be looked for in Macedonia and Thrace. The recently discovered ancient sanctuary of Perperikon in modern-day Bulgaria is believed to be that of Sabazios. The Macedonians were also noted horsemen, horse-breeders and horse-worshippers up to the time of Philip II, whose name signifies "lover of horses". Possible early conflict between Sabazios and his followers and the indigenous mother goddess of Phrygia (Cybele) may be reflected in Homer's brief reference to the youthful feats of Priam, who aided the Phrygians in their battles with Amazons.
An aspect of the compromise religious settlement, similar to the other such mythic adjustments throughout Aegean culture, can be read in the Phrygian King Gordias' adoption "with Cybele" of Midas. One of the native religion's creatures was the Lunar Bull. Sabazios' relations with the goddess may be surmised in the way that his horse places a hoof on the head of the bull, in a Roman marble relief at the Boston Museum of Fine Arts. Though Roman in date, the iconic image appears to be much earlier. More "rider god" steles are at the Burdur Museum, in Turkey. Under the Roman Emperor Gordian III the god on horseback appears on coins minted at Tlos, in neighboring Lycia, and at Istrus, in the province of Lower Moesia, between Thrace and the Danube. It is generally thought that the young emperor's grandfather came from an Anatolian family, because of his unusual cognomen, Gordianus.
The iconic image of the god or hero on horseback battling the chthonic serpent, on which his horse tramples, appears on Celtic votive columns, and with the coming of Christianity it was easily transformed into the image of Saint George and the Dragon, whose earliest known depictions are from tenth- and eleventh-century Cappadocia and eleventh-century Georgia and Armenia. Among Roman inscriptions from Nicopolis ad Istrum, Sabazios is generally equated with Jove and mentioned alongside Mercury. Similarly in Hellenistic monuments, Sabazios is either explicitly (via inscriptions) or implicitly (via iconography) associated with Zeus. On a marble slab from Philippopolis, Sabazios is depicted as a curly-haired and bearded central deity among several gods and goddesses. Under his left foot is a ram's head, and he holds in his left hand a sceptre tipped with a hand in the benedictio latina gesture. Sabazios is accompanied by busts on his right depicting Luna, Pan, and Mercury, and on his left by Sol, Fortuna, and Daphne. According to Macrobius, Liber and Helios were worshipped among the Thracians as Sabazios; this description fits other Classical accounts that identify Sabazios with Dionysos. Sabazios is also associated with a number of archeological finds depicting a bronze, right hand in the benedictio latina gesture. The hand appears to have had ritual significance and may have been affixed to a sceptre (as the one carried by Sabazios on the Philippopolis slab). Although there are many variations, the hand of Sabazios is typically depicted with a pinecone on the thumb and with a serpent or pair of serpents encircling the wrist and surmounting the bent ring and pinky fingers. Additional symbols occasionally included on the hands of Sabazios include a lightning bolt over the index and middle fingers, a turtle and lizard on the back of the hand, an eagle, a ram, a leafless branch, the thyrsos, and the Mounted Heros.
The cemetery of Seuthopolis included a number of brick tholos tombs, some covered by tumuli, in which the upper-class were interred, sometimes along with their horses. The less affluent were cremated, with modest grave goods laid alongside. The Princeton Encyclopedia of Classical Sites say that was Thracian city near the village of Koprinka. It was founded at the end of the 4th c. B.C. by Seuthes III. The large quantity of material discovered during the excavation has shown that Seuthopolis was not only a center of production, but also of commerce. The city rises on a terrace circumscribed on three sides by the Tundza and by one of its tributaries. It was a fortified city of ca. 5 ha with a pentagonal circuit wall 2 m thick and 890 m in perimeter, with a quadrangular tower at each angle. At the N, between two towers, is the principal gate; and at the south are two gates between bastions. The wall is constructed of clay bricks and wood on stone foundations. The city's orthogonal plan is regular, with two large arteries that lead from the gates to the center. The agora is in the NW sector. In the NE zone is a walled and towered trapezoidal area within which is enclosed the palace of the prince and the Sanctuary of the Great Gods of Samothrace. In the houses, which are built with rooms around a court, has been found a type of plaster. Elements of porticos have been found and upper galleries of wood. The houses were furnished with wells and drainage systems with a channel in the center of the street. The influence of Hippodamos is evident, though the democratic distribution of living quarters is lacking. Seuthes III built his city on the site of an earlier settlement, and he also followed the Hellenistic fashion of the Diadochi in giving it his own name. Greek influence is prevalent in the urban elements cited and in decoration such as antefixes, stucco, and incrustation, and in the use of the Doric capital. The ruins of the city were discovered and excavated in 1948 by Bulgarian archeologists during the construction of the Georgi Dimitrov (later renamed Koprinka) Reservoir. However, it was decided to continue with the construction and flood the dam, leaving Seuthopolis at its bottom. In 2005, Bulgarian architect Zheko Tilev proposed a project to uncover, preserve and reconstruct the city of Seuthopolis (the best preserved Thracian city in Bulgaria) by means of a dam wall surrounding the ruins in the middle of the dam, enabling the site's inscription as a UNESCO World Heritage Site and making it a tourist destination of world importance. Tourists would be transported to the site by boats. The round wall, 420 metres in diameter, would enable visitors to see the city from 20 metres above and would also feature "hanging gardens", glass lifts, a quay, restaurants, cafés, shops, ateliers, etc. It would be illuminated at night. The project was donated by the architect to Kazanlak municipality and funds are being raised to begin construction. According to Tilev, it would cost minimum €50 million. Sevtopolis Peak on Greenwich Island in the South Shetland. Islands, Antarctica is named for Seuthopolis.
Πηγή: https://en.m.wikipedia.org/wiki/Seuthes_III
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Seuthopolis
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Sabazios
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Cabeiri
Ή ιστορία της Κύπρου από την Τουρκοκρατία και την Αγγλοκρατια στην ανεξαρτησία και την Τουρκική εισβολή
Πηγή: http://www.hellenica.de/Griechenland/Zypern/Ges/GR/KyprosFrankokratia.html
https://el.m.wikipedia.org/wiki/Ιστορία_της_Κύπρου
Η ιστορία της Κύπρου κατα την Ρωμαϊκή Εποχή και την Βυζαντινή περίοδο
Πηγή: http://www.hellenica.de/Griechenland/Zypern/Ges/GR/KyprosFrankokratia.html