Τετάρτη 4 Ιανουαρίου 2017

Le scuole filosofiche di Atene : La Accademia Platonica e il Liceo di Aristotele

La filosofia greca rappresenta, nell'ambito della storia della filosofia occidentale, il primo momento dell'evoluzione del pensiero filosofico. Dal punto di vista cronologico, si identifica questa fase con il periodo che va dal VII secolo a.C. alla chiusura dell' Accademia di Atene, avvenuta nel 529 d.C. secondo l'editto diG iustiniano.Con l'ateniese Socrate ( 469 -399 a.C. ) la filosofia greca compì un enorme salto di qualità divenendo ricerca incentrata decisamente sull' uomo e sull'esigenza di unav erità universale. La ricerca di Socrate, che per certi versi si ricollega alla Sofistica, si muove tuttavia nella direzione di collegare il desiderio di conoscenza con il problema dell'etica , nell'ottica di una fondazione di una morale oggettiva e universale. In polemica con i sofisti , Socrate respingeva il loro relativismo ( Protagora) e nichilismo ( Gorgia ), sia in ambito morale che gnoseologico ; il vero saggio è piuttosto colui che, partendo dalla necessaria ammissione della propria ignoranza, fa di se stesso l'oggetto del proprio problema, aprendosi al dialogo e al confronto. Saggio è colui che cerca, che sa porsi delle domande e suscitarle negli altri. Il dubbio socratico non induceva, perciò, allo scetticismo, ma mirava alla verità in modo assolutamente disinteressato: Socrate la cercava non al di fuori di sé, ma nell'interiorità del proprio essere, che egli chiamava δαίμων, dàimon (cioè "demone ", ma significa anche temperamento, indole). La filosofia era dunque per lui essenzialmente opera di maieutica , ovvero l'arte, propria dell'ostetrica, di mettere gli uomini in condizione di partorire da se stessi, naturalmente, la verità dell' anima.Egli giunse così a connettere in modo inscindibile il bene con la conoscenza: non si può non seguire il bene, se lo si conosce. Mentre Socrate lasciava tuttavia indeterminato e avvolto nel mistero l'oggetto della sua indagine filosofica e del suo continuo cercare, il suo allievo Platone ( 427- 347 a.C. ) si spinse verso un più alto grado di riflessione e definì idea il vero oggetto della conoscenza umana. Questa idea (oggi diremmo «forma») doveva risolvere non solo la questione di “cosa” sapere sollevata da Socrate, ma anche la dicotomia e le divergenze sorte tra Parmenide ed Eraclito . Essa aveva infatti i tratti della staticità e incorruttibilità dell'essere parmenideo da un lato, ma conciliava in sé anche il divenire di Eraclito: così ad esempio bianco e nero rimangono termini contrapposti e molteplici sul piano sensibile ; tuttavia, è solo cogliendo questa differenza di termini che si può risalire al loro fondamento e comune denominatore, cioè l'Idea di Colore. L' Idea è dunque l'origine (e meta finale) sia della conoscenza che della realtà, essendo cioè il modello, l'esemplare, tramite cui le cose reali sono fatte, e tramite cui ci è possibile conoscerle. Il processo mentale con cui si risale dal molteplice sensibile all'unità intelligibile venne chiamato da Platone dialettica , e consiste nella filosofia stessa, assimilata all' amore , e interpretata socraticamente come riflessione sociale, svolta dal filosofo nel dialogo con altri personaggi; in realtà questo dialogo ha una funzione più apparente che reale, consentendo al filosofo di emendare la sua ricerca dagli errori dovuti alle apparenze, spinto dal desiderio "erotico" di sapere. L'Idea sta al culmine di questo processo e supera (trascende) le particolarità relative e transitorie degli oggetti sensibili, pur essendone il fondamento. Platone tentò così di risolvere il problema, sorto con Parmenide, circa la natura dell'Essere . Parmenide aveva detto che solo l'Essere è, mentre il non-essere non è, ma al di là di questa tautologia non aveva specificato cosa fosse questo Essere. In tal modo diventava impossibile conoscerlo, capirlo, e in ultima analisi parlarne. Ricorrendo al mondo delle Idee Platone pensò di poter oggettivare l'Essere, nel quale identificava appunto le Idee stesse, le quali sono strutturate gerarchicamente, da un minimo a un massimo di “essere”, fino all'idea suprema del Bene. Proprio questa gerarchia permette la conoscenza, perché è il raffronto dialettico tra realtà diverse, tra ciò che sta in alto (essere) e ciò che sta in basso (non-essere) a rendere possibile il sapere. Rispetto dunque a Parmenide che concepiva l'Essere e il non-essere come separati, contrapposti e incomunicabili, Platone ammise invece dei passaggi graduali dal non-essere all'Essere. Si presentò a questo punto un dualismo tra il mondo delle idee (o iperuranio) e il mondo terreno: la nozione del mondo ideale, che in noi mortali è inconscia e assopita, si risveglia infatti proprio attraverso l' esperienza sensibile . La conoscenza è cioè una reminiscenza: noi conosciamo ciò che sapevamo già, ma avevamo dimenticato. Questo dualismo fu vissuto dallo stesso Platone ora ottimisticamente, ora più pessimisticamente, in quanto permea non solo la conoscenza ma anche la moralità e l'essenza dell'uomo lacerandolo interiormente, e venne illustrato attraverso efficaci e suggestivi miti (della caverna, della biga, dell'Eros ecc.), che propongono l'ascesa o il ritorno verso il bene e il vero. Anche alla politica Platone pose l'obiettivo della perfezione: lo Stato secondo ragione, teorizzato nella Repubblica, dev'essere organizzato sulla base di una divisione in classi sociali, corrispondenti agli elementi costitutivi dell'anima umana ( razionale , intellettiva , concupiscente); riconobbe inoltre la parità tra uomo e donna. Fervido artista e poetico nell'espressione, egli tese tuttavia a svalutare filosoficamente l' arte, per il suo carattere di riproduzione imitativa della natura, già a sua volta imitante l' idea.La rigida separazione tra mondo ideale e reale, propria di Platone, piacque poco al suo discepolo Aristotele (384- 322 a.C.), che in opposizione alle teorie platoniche sostenne invece l' immanenza dell'universale e considerò la realtà come sintesi di materia (elemento particolare) e forma (elemento appunto universale), in un continuo divenire che si attua nel perenne passaggio degli organismi dalla potenza all'atto. Solo Dio , ovvero il primo motore o causa prima, che determina il divenire di tutti gli altri corpi, è atto puro, ed è perciò immobile, ma attrae verso di sé gli elementi ancora in potenza. Secondo Aristotele ogni realtà ha in se stessa, e non in cielo, le ragioni ( entelechia) per cui tende a essere fatta così e non in un altro modo. Egli introdusse in questo modo il concetto di sostanza, cioè di un sostrato che rimane sempre identico a se stesso e prescinde dalle sue particolarità esteriori. Le differenze rispetto a Platone tuttavia, pur importanti, non portarono a una radicale contrapposizione, perché anche Aristotele dava grande importanza al pensiero sistematico e alle forme universali, e concepiva l' essere in forma dinamica (come passaggio dalla potenza all'atto) anziché staticamente contrapposto al non-essere. Aristotele propose in definitiva una soluzione diversa al medesimo problema di come conciliare le divergenze tra Parmenide ed Eraclito, tra l' essere e il divenire. L' etica era pure concepita da Aristotele al modo di Socrate e Platone, cioè come ricerca della virtù , di quelle attitudini che un uomo deve seguire perché possa vivere felice. Egli faceva coincidere il valore con l' essere : quanto più una realtà realizza la propria ragion d'essere, tanto più essa vale. Agli uomini consigliava il "giusto mezzo": solo usando equilibrio e moderazione una persona può diventare felice e armonica. Allo stesso modo, le tre possibili forme politiche dello Stato (monarchia, aristocrazia , e democrazia) devono guardarsi dall'estemismo delle loro rispettive degenerazioni: tirannide, oligarchia e oclocrazia. Come già in Platone, inoltre, secondo Aristotele la conoscenza non deriva esclusivamente dall'esperienza . Essa implica la cooperazione di sensibilità ed intelletto, e si attua in gradi, culminando con l'intervento di un trascendente intelletto attivo, che astrae la “forma” intelligibile dalle qualità sensibili e provvisorie degli oggetti. Distinta dall'intelletto è la Logica che è articolata attraverso un processo deduttivo , la cui forma tipica è il sillogismo. Altri principi essenziali della sua logica “formale” (detta anche logica del “pensare astratto”) sono il principio di identità , e quello di non-contraddizione . L'importanza di Aristotele per il pensiero occidentale si deve, tra le altre cose, proprio alla sua logica, al fatto cioè che fu lui col suo metodo a fondare e ordinare le diverse forme di conoscenza, creando i presupposti e i paradigmi dei linguaggi specialistici che vengono usati ancora oggi in campo scientifico (sia pure con notevoli mutamenti di significato). Accademia (Ακαδήμεια) fu il nome con il quale fu conosciuta la scuola fondata da Platone ad Atene. L'Accademia, fondata nel 387 a.C. , esistette, seppur attraverso varie fasi, fino a dopo la morte di Filone di Larissa. Anche se vari filosofi continuarono ad insegnare la filosofia platonica ad Atene in epoca romana, fu solo all'inizio del V secolo che una nuova scuola venne fondata come centro del neoplatonismo , per essere chiusa definitivamente dall'imperatore Giustiniano nel 529. L'Accademia rappresentò per tutta l'età antica il simbolo della filosofia platonica e ancora Plutarco, in piena età imperiale, definiva se stesso e i pensatori che come lui si rifacevano a Platone come "accademici" ( akademikoi). Prima che l'Accademia fosse una scuola e prima che Cimone la perimetrasse con un muro, essa racchiudeva un boschetto sacro di alberi di ulivo dedicato ad Atena , la dea della saggezza, fuori dalle mura cittadine dell'antica Atene. In passato il luogo era noto come Hekademia (in greco: Ἑκαδήμεια), poi mutatosi, in epoca classica, in Accademia, dal nome dell'eroe ateniese Academo. Nelle sue vicinanze, secondo la tradizione, nel 387 a.C. Platone vi fondò la celebre scuola filosofica. Tale scuola era caratterizzata da una vita in comune tra maestro e discepoli. Sul piano giuridico essa era un'associazione religiosa, dedita al culto di Apollo e delle Muse. Platone fu scolarca dell'Accademia dalla sua fondazione. All'interno della scuola egli insegnò alcune dottrine che, a quanto ne riferisce Aristotele, differivano da quelle contenute nei suoi dialoghi, ed erano più profondamente influenzate dal pitagorismo. L'accademia fu uno dei centri di formazione dei giovani di buona famiglia ateniesi e stranieri. Per questo essa fu in diretta concorrenza sia con l'insegnamento dei sofisti sia con altri istituti come la scuola fondata dal retore Isocrate e più tardi il Liceo fondato da Aristotele. Tradizionalmente, si distingue in diverse fasi lo sviluppo della scuola. Tra gli antichi, Diogene Laerzio parla di cinque diverse "Accademie", a partire dallo scolarcato di Platone fino ad arrivare a Filone, al termine dell'Ellenismo; Cicerone invece distingue semplicemente un'accademia antica dalla "nuova accademia" di Carneade e Filone. Mentre a quanto sembra gli immediati successori di Platone, Speusippo e Senocrate, proseguirono l'insegnamento del fondatore senza apportare innovazioni di rilievo, una vera svolta si ebbe con lo scolarcato di Arcesilao . Arcesilao inaugurò il nuovo corso del platonismo ellenistico: a partire da lui, fino al primo secolo, il platonismo venne guardato innanzitutto come una filosofia scettica. La svolta scettica fu probabilmente influenzata dalla polemica che Arcesilao inaugurò contro il dogmatismo della dottrina stoica, che veniva allora insegnata ad Atene da Zenone di Cizio. Anche i successori di Arcesilao - in particolare Carneade - proseguirono sia lo sviluppo scettico del platonismo sia la polemica con lo stoicismo, fino al I secolo d.C. Filone di Larissa, in quest'epoca, iniziò una revisione delle posizioni dei suoi predecessori, puntando verso un approccio più sincretico con le altre scuole di pensiero ellenistiche, in reazione agli orientamenti scettici; il più famoso allievo di Filone, Antioco di Ascalona , ruppe del tutto con l'insegnamento dei predecessori, e con l'Accademia di Atene, fondando una nuova scuola in Egitto, e dando del platonismo una interpretazione che tendeva a trasformarlo in un sistema dogmatico con molti punti di contatto più che di polemica con lo stoicismo. Alla fine del IV secolo d.C. Plutarco di Atene fondò nella sua città una nuova scuola, basata sulle dottrine neoplatoniche elaborate da Plotino, Porfirio e Giamblico, ove esercitarono il loro magistero filosofi come Siriano, e Proclo. L'Accademia venne osteggiata da alcuni gruppi di cristiani che la vedevano come un pericolo rispetto alla supremazia morale e politica della loro religione visto che i suoi insegnanti ed i suoi studenti erano in larghissima maggioranza ancora pagani. Ciò causò la chiusura  decretata nel 529 dall'Imperatore bizantino Giustiniano. A seguito della chiusura, un gruppo di sette filosofi , che comprendeva l'ultimo scolarca, Damascio, dovette fuggire esule in Persia , presso il re Cosroe I, e cercò di rifondare in oriente una nuova scuola platonica, ma senza successo. Nel Rinascimento, per Accademia s'intende comunemente anche la cosiddetta Accademia platonica di Firenze che, sorta grazie alla protezione di Cosimo de' Medici , voleva rappresentare simbolicamente la riapertura dell'antica Accademia ateniese. Essa divenne ben presto uno dei centri più importanti del neoplatonismo cristiano, e consisteva in un cenacolo di filosofi e letterati fiorentini riuniti intorno a Marsilio Ficino , i quali intendevano promuovere la rinascita della dottrina di Platone facendone rivivere la scuola. L'Accademia di Firenze cessò ogni attività nell'anno 1522. Il Liceo era un luogo alle pendici meridionali del Licabetto esteso tanto da essere adatto alle esercitazioni militari dove Pericle vi aveva fondato un ginnasio successivamente ampliato da Licurgo . Il nome della località derivava da un santuario dedicato ad Apollo Licio dove Aristotele fondò la scuola che fu chiamata Liceo e anche peripatetica . Nella mitologia greca "Licio" era un epiteto attribuito ad Apollo o perché riferito al termine «lupo» (λύκος) o al fatto che il dio appena nato era stato portato in Licia (Λυκία) o infine perché si voleva indicare la sua caratteristica di divinità solare (dalla radice λευκ-, λυκ- «candore, luce»). Quando nel 340 a.C. Alessandro divenne reggente del regno di Macedonia, cominciando anche ad avvicinarsi alla cultura orientale, il suo maestro Aristotele, che era intanto rimasto vedovo e conviveva con la giovane Erpillide, da cui aveva avuto il figlio Nicomaco , nell'ultimo periodo della sua vita tornò forse a Stagira e, intorno al 335 a.C. , da lì si trasferì ad Atene dove si dedicò all'insegnamento della sua dottrina, ormai matura e del tutto distaccata da quella platonica, che costituisce quasi interamente il corpus aristotelicum a noi pervenuto. Il nome peripatetica della scuola aristotelica deriva dal greco Περίπατος, «la Passeggiata» (da περιπατέω «passeggiare», composto di περι «intorno» e πατέω «camminare») cioè quella parte del giardino dove era un colonnato coperto dove il maestro e i suoi discepoli camminavano discutendo. Secondo la pedagogista italiana Bianca Spadolini il Liceo, come l'Accademia di Platone, non avrebbe avuto nessuna finalità religiosa e i suoi discepoli erano divisi come in un tiaso tra quelli che erano iniziati e frequentavano la scuola come interni (gli "esoterici") a cui erano riservate le lezioni più specialistiche e complesse e coloro che partecipavano come discepoli esterni ("essoterici"), uditori a cui era dedicata la parte divulgativa della dottrina. Il piano di studi probabilmente si basava sull'insegnamento, delle scienze teoretiche dedicate all'osservazione degli enti e del loro divenire (fisica, zoologia, psicologia) e degli enti immobili (metafisica e teologia), delle scienze pratiche,che dovevano guidare all'azione (etica e politica), delle scienze poietiche (retorica e poetica). La logica non compariva come scienza ma come strumento propedeutico allo studio di qualsivoglia scienza. Alla morte di Aristotele, avvenuta nel 322 a.C. , Teofrasto gli succedette nella direzione del Liceo. Nel 287 a.C. , alla morte di Teofrasto, la direzione fu assunta da Stratone di Lampsaco. Il Liceo fu depredato da Filippo V di Macedonia e successivamente da Lucio Silla . Il nome continuò ad essere usato per indicare la scuola peripatetica e in seguito fu riferito a quei luoghi pubblici dove si tenevano dissertazioni letterarie e filosofiche.

Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Liceo_di_Aristotele

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Accademia_di_Atene

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Filosofia_greca

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