L' arte bizantina si è sviluppata nell'arco di un millennio, tra il IV ed il XV secolo, prima nell'ambito dell' Impero romano , poi di quello bizantino , che ne raccolse l'eredità e di cui Costantinopoli fu capitale . Le caratteristiche più evidenti deiβcanoni dell'arte bizantina sono la religiosità , l'anti- plasticità e l'anti- naturalismo , intese come appiattimento e stilizzazione delle figure, volte a rendere una maggiore monumentalità ed un'astrazione soprannaturale ( smaterializzazione dell'immagine). Infatti il gusto principale dell'arte bizantina è stato quello di descrivere le aspirazioni dell'uomo verso il divino . L'arte bizantina ha comunque avuto espressioni stilistiche molto diverse fra di loro nei suoi oltre mille anni di vita, ma nell'Impero d'Oriente l'arte rimase quasi invariata. La storia dell'arte bizantina potrebbe essere divisa in: 1. un primo periodo paleobizantino, dalla fondazione di Costantinopoli al VI secolo, nel quale inizialmente assorbe la produzione artistica di Roma , Alessandria d'Egitto , Efeso e Antiochia , ossia il linguaggio artistico dell'antichità, per elaborarlo e trasformarlo in un genere adatto soprattutto al suo mondo spirituale ma anche a quello imperiale.Ν2. Al primo periodo di formazione segue un secondo periodo denominato "prima età d'oro" (VI secolo), nel quale l'espressione artistica raggiunge alti livelli di qualità e produce capolavori. 3. La terza fase è rappresentata da un periodo di involuzione che parte dal VII secolo e prosegue durante l'intera lotta iconoclastica ( 726 -843 ) 4. segue il periodo della cosiddetta Rinascenza macedone ( IX-XI secolo), nel quale si recuperano modi espressivi dell'arte ellenistica oltre ad una certa vivacità e floridezza complessiva che si protrae e si innalza ulteriormente nel seguente periodo 5. comneno ( XII secolo), con un'arte di tipo linearistico, di notevole fioritura artistica da imporsi, per la sua eleganza e raffinatezza, su tutta l'arte europea dando vita ad una "seconda età dell'oro", che arriva fino alla caduta di Costantinopoli sotto i Latini ( 1204). 6. Con la ripresa bizantina della capitale ( 1261 ) si ha l'ultimo periodo di fioritura con l'arte paleologa (detta anche Rinascenza paleologa, per il nuovo recupero dell'arte ellenistica), fino alla definitiva caduta della capitale sotto Maometto II nel 1453 . L'arte bizantina, con la sua ieraticità e il suo carattere a-spaziale, si richiama evidentemente al misticismo del cristianesimo nell'Impero Bizantino ( Origene) ed è "coerente con il pensiero del tempo, in gran parte caratterizzato dal neoplatonismo : la tecnica musiva è propriamente il processo del riscatto dalla condizione di opacità a quella, spirituale, della trasparenza, della luce, dello spazio". Dopo la fondazione della nuova capitale da parte di Costantino I ( 306- 337) nel 330 , iniziò un complesso programma di costruzione incentrato a legare indissolubilmente la nuova città monumentale con il nome del suo fondatore. L'unico monumento superstite dell'epoca di Costantino è l' Ippodromo, monumentale arena per i giochi che aveva anche la funzione di permettere l'"epifania" dell'Imperatore, che si mostrava nella sua tribuna circondato dagli attributi del suo potere e veniva acclamato dal popolo in una visione che doveva sembrare divina. Con Teodosio II ( 408- 450) vi fu un considerevole ampliamento della città, testimoniato da un vigoroso sviluppo urbano che indusse l'Imperatore a far costruire una nuova cinta muraria che da lui prese il nome. Ma fu solo in epoca giustinianea ( VI secolo) che Costantinopoli acquisì quelle caratteristiche monumentali che ne fecero la più splendida città allora conosciuta, soppiantando definitivamente in ricchezza e popolazione i più ricchi e antichi centri urbani del Mediterraneo orientale ( Alessandria , Antiochia ) e la stessa Roma , la cui popolazione si era ridotta, a seguito delle invasioni barbariche e delle guerre gotiche a poche decine di migliaia di anime. Durante il regno di Giustiniano furono infatti edificati alcuni dei monumenti più famosi di Costantinopoli, come la magnifica Hagia Sophia , chiesa della Santa Sapienza, ricostruita in seguito a un incendio nelle forme monumentali date dalla maestosa cupola che irradia di una luce quasi ultraterrena il vastissimo spazio dell'aula a base centrale della basilica. Altre opere dell'epoca di Giustiniano sono la Santa Irene , la chiesa dei Santi Sergio e Bacco, la ricostruzione della chiesa dei Santi Apostoli. La capitale si affermò presto come centro di irradiazione artistica in tutti i campi, grazie al convergere di artisti provenienti da tutto l'impero, che poi riportavano nelle province le novità apprese. A causa delle distruzioni di opere per eventi bellici e naturali nei territori dell'Impero e in particolare nella stessa Costantinopoli, alcuni dei migliori documenti di arte bizantina si trovano in altre aree toccate dall'influenza della Seconda Roma quali l'Italia, la Grecia, i Balcani e, forse in minor misura, in Russia ed Ucraina. A Ravenna si sono conservati i migliori mosaici risalenti all'epoca di Giustiniano I ( 527 -565 ), grazie al programma celebrativo iniziato dal vescovo Massimiano a partire dal 560 circa. Specialmente nella Basilica di San Vitale, a base ottagonale con sorprendenti analogie con la chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli , tanto da aver fatto pensare alla mano dello stesso architetto, ha un interno sontuosamente decorato, con marmi policromi, stucchi, capitelli e
pulvini scolpiti, ma soprattutto da celeberrimi mosaici, dove è celebrata l'epifania di Giustiniano e dell' Imperatrice Teodora , ciascuno accompagnato dai personaggi della corte, tutto lo sfarzo che richiedeva il loro status politico e religioso. L'arte bizantina si staccò dalla precedente arte paleocristiana per la maggiore monumentalità delle figure, che penalizzò però la resa dei volumi e dello spazio: i corpi sono assolutamente bidimensionali e stereotipati, e solo nei volti regali si nota uno sforzo verso il realismo, nonostante l'idealizzato ruolo semidivino sottolineato dalle aureole. Non esiste prospettiva spaziale, tanto che i vari personaggi sono su un unico piano, hanno gli orli delle vesti piatti e sembrano pestarsi i piedi l'un l'altro. Nonostante questo si rimane abbagliati dalla ricchezza delle vesti dei personaggi e dallo splendore dei loro attributi, immersi nel fondo oro che dà loro una consistenza ultraterrena. Dello stesso periodo è anche la serie di Martiri e Vergini nella chiesa di Sant'Apollinare Nuovo , dove sono ormai ben chiari gli elementi dell'arte bizantina: la ripetitività dei gesti, la preziosità degli abiti, la mancanza di volume (con il conseguente appiattimento o bidimensionalità delle figure), l'assoluta frontalità, l'isocefalia, Βla fissità degli sguardi e la ieraticità delle espressioni; la quasi monocromia degli sfondi (in abbacinante oro),
l'impiego degli elementi vegetali a scopo puramente riempitivo e ornamentale,
la mancanza di un piano d'appoggio per le figure che, pertanto, appaiono sospese come fluttuanti nello spazio. Chiusero la stagione dell'arte ravennate i mosaici di Sant' Apollinare in Classe , dove la rappresentazione è ormai dominata dal simbolismo più puro, ormai staccato completamente da qualsiasi esigenza naturalistica di stampo classico. Durante l'epoca di Teodorico , dal 493 al 526 , Roma visse un periodo di pace, governata dal cancelliere Cassiodoro , mentre il Re risiedeva a Ravenna. Mentre i monumenti cittadini subivano un inesorabile e irrimediabile degrado, tanto da alimentare un mito nostalgico dell'antica Roma (Teodorico stesso si fece mandare colonne e marmi dei palazzi imperiali). Di rilievo fu l'iniziativa di Papa Felice IV ( 526 -530 ), che decise di rompere la stasi facendo edificare una chiesa nel centro del foro romano , la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, tramite il riutilizzo di parti di edifici preesistenti quali la sala delle udienze e la biblioteca del Tempio della Pace e il vestibolo di Massenzio . Si trattava di una rottura della stasi edilizia nel Foro durata più di due secoli e sanciva la continuità tra tradizione classica e cristianesimo in un luogo altamente simbolico. Il grande mosaico del catino absidale rappresenta Cristo tra i Santi Cosma e Damiano e rispetto al mosaico di Santa Pudenziana (fine del IV , inizio del V secolo) mostra il passaggio a una rappresentazione più irreale, simbolica e soprannaturale, con il Cristo nell'atto di scendere da una cortina di nuvole infocate disposte in scorcio, che forma un rigido schema triangolare, come se stesse dirigendosi verso l'osservatore. La scena rappresentata è quella della Parusia , cioè la seconda venuta di Cristo profetizzata nell'Apocalisse di Giovanni. È un tema che molta influenza ebbe nella successiva decorazione musiva delle chiese romane specie durante la cosiddetta rinascenza carolingia dove il tema della parusia (e in generale la profezia apocalittica) fu ampiamente ripreso: si veda in particolare il ciclo musivo di Santa Prassede . In ogni caso il mosaico di Cosma e Damiano, coerentemente al fatto che a Roma la tradizione classica offriva ancora modelli su cui confrontarsi, mostra un senso plastico ed una caratterizzazione delle figure più sviluppati dei coevi mosaici bizantini. In questo senso è da notare anche il fatto che sono rappresentate anche le ombre proiettate dalle figure, particolare che scompare nei mosaici romani posteriori, mentre lo sfondo è blu cobalto non in oro. Dopo la conquista di Roma durante le
guerre gotiche ( 552 ), la città toccò il minimo storico di abitanti (30.000), entrando nel periodo più buio della sua storia. Inizialmente i bizantini si preoccuparono di restaurare le opere pubbliche di necessità immediata, quali mura, acquedotti, e ponti legati alle vie consolari . La cristianizzazione del centro proseguì con l'apertura di chiese in edifici pubblici o la riconversione di templi come il Pantheon , consacrato nel 609, o il Tempio della Fortuna Virile , divenuto tra l' 872 e l' 882 chiesa di Santa Maria in Gradellis . Dall'aula di rappresentanza dei palazzi imperiali venne ricavata la chiesa di Santa Maria Antiqua , coperta da una frana nell'847 e riscoperta solo nel Novecento, con importante tracce di un ciclo di affreschi databile con notevole precisione (grazie ad iscrizione ed altre fonti) a quattro interventi diversi:Ν1. Il primo è quello della Madonna col bambino tra angeli nella nicchia centrale, dipinta subito dopo la conquista bizantina, quasi a sottolineare il cambio di destinazione del palazzo, che presenta la marcata frontalità "iconica" tipicamente bizantina. 2. Il secondo è quello dell'Annunciazione, di mano di un artista più raffinato e più attento agli effetti della luce, e risale al 565 -578 , quando l'aula venne destinata a cappella palatina. 3. Il terzo risale al 650 circa, con le tracce sulla parete palinsesto ( Santi Basilio e Giovanni e altri frammenti). 4. Il quarto coincide con il pontificato del papa greco Giovanni VII ( 705- 707), ed è rappresentato dall'immagine di San Gregorio Nazianzeno nell'abside ed altre scene nel presbiterio, con uno stile così vicino all'arte bizantina da aver fatto pensare ad artisti provenienti da Costantinopoli . Se fino alla fine del V secolo l'arte romana (soprattutto paleocristiana) seguì uno sviluppo autonomo, costituendo semmai essa stessa un modello, per molti artisti bizantini, a partire dal VI secolo a seguito della liberazione giustinianea della città dal giogo gotico e ancor più nei due secoli successivi, convivranno nella Città eterna sia influssi strettamente romano-orientali, sia stimoli verso il classicismo. Se il mosaico del catino absidale di Sant'Agnese fuori le mura ( 625- 638) presenta tre figure isolate, altamente simboliche e immateriali, circondate da un abbagliante fondo oro, gli affreschi della Cappella di Teodoto (un alto funzionario) presso Santa Maria Antiqua mostrano influenze dalla Siria e dalla Palestina, con un uso semplice del colore e del disegno, ma altamente efficace. Nello stesso arco di tempo si colloca la decorazione della cappella di San Venanzio (databile alla metà del settimo secolo) presso il Battistero Laterano. La cappella mostra richiami alla decorazione della Basilica di San Vitale a Ravenna, specie nella disposizione paratattica del corteo di santi, affine alla celeberrima rappresentazione della corte di Giustiniano. Altro elemento bizantino è la rappresentazione nel catino della Vergine orante del tipo iconografico della Aghiosoritissa. Ci restano di quel periodo anche una serie di icone sparse in varie chiese: una Madonna al Pantheon datata 609 , o la Madonna Theotokòs di Santa Maria in Trastevere (datazione incerta tra il VI e l' VIII secolo) con una rigida frontalità e colori smaglianti messi in relazione con il primo strato di affreschi di Santa Maria Antiqua.
I mosaici bizantini della Sicilia sono un esempio dell'arte bizantina in Italia. Sebbene i bizantini avessero occupato la Sicilia dal 535 fino all'invasione islamica dell'isola nell'827 (anche se l'ultima roccaforte Rometta capitolò solo nel 965 ), furono i principi normanni , che consolidata la conquista della Sicilia e proclamato nel 1130 il Regno di Sicilia, si avvalsero di maestranze bizantine (o di scuola bizantina), per i loro palazzi e le chiese. È infatti con Ruggero II, e primo re, che le chiese palermitane incominciano a rivestirsi di mosaici, e non esistendo in situ, si fece ricorso, come del resto per tante altre manifestazioni al centro in quel momento di più risonante prestigio, e con il quale intercorrevano scambievoli rapporti: cioè i mosaicisti di Costantinopoli . L'arte bizantina, nelle sue forme più auliche, è documentata oltre che nei mosaici riemersi in Santa Sofia , nelle decorazioni delle chiese periferiche e nelle miniature nel nucleo più antico di mosaici nelle chiese siciliane: nella parte più antica (cupola e presbiterio) dei mosaici della Cappella Palatina e in quelli che ammantano la chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio di Palermo; in quelli che decorano l'abside della cattedrale di Cefalù (i più classici tra i mosaici siciliani), sui quali vennero più tardi esemplati quelli dell'abside del duomo di Monreale ; infine nelle pareti (quelli del soffitto sono più tardi) della “Sala di Re Ruggero” nel Palazzo dei Normanni, e in quelli che decorano la volta a crociera sul bema nella cattedrale di Cefalù . La decorazione di Monreale è stata realizzata fra il 1180 e il 1190, anche se iconograficamente appare in gran parte prefigurata dalla decorazione delle navate della Cappella Palatina avviata al tempo di Guglielmo I , quando, in connessione con quanto avveniva nell'architettura, per la mediazione della cultura campana, pensieri e modi occidentali incominciarono ad intaccare il tessuto orientale (arabo e bizantino) dell'arte siciliana. È così testimone di un nuovo afflusso di maestranze bizantine in Sicilia legate al giro della cultura sviluppatasi nell'età tardo-commena. L'agevole confronto tra le analoghe scene di due cicli corrispondenti (quelle, ad esempio, tratte dal Vecchio Testamento), dimostra infatti che dai mosaici della Cappella Palatina a quelli del duomo di Monreale non vi è alcun passaggio; e però è del tutti impossibile postulare, come ha giustamente notato il Kissinger, una continuità nello sviluppo dei modi stilistici.ΝIn confronto ai modi ancor aulici e classicheggianti, pur negli accenti narrativi, dei mosaici della navata della Cappella Palatina, alla loro ornamentale staticità, tanto efficacemente secondata dal gioco melodico delle linee, le scene di Monreale si caratterizzano per un andamento rapido e movimentato, servito dalla continua frammentazione della linea, dal risalto dei colori non più stesi in zone locali statiche e circoscritte; per un inserimento più organico nelle vaste partiture architettoniche, sicché questi ultimi sembrano pensate per accogliere la decorazione musiva ed essere esaltate dalle stesure musive, e la decorazione per esser inserita nell'architettura, e da quest'ultima al massimo valorizzata e resa evidente. Questi modi, dal punto di vista formale, non hanno precedenti in Sicilia, ma ben li hanno nell'Oriente greco, dove tutto dice il Kitzinger “un vasto gruppo di affreschi e di mosaici sparsi in varie parti del mondo bizantino e lungo i suoi confini” ( Macedonia, Bulgaria , Cappadocia …), presenta fenomeni stilistici sostanzialmente analoghi. Tali manifestazioni, per apparire simultaneamente in una vasta area – fin nelle lunette principali di Sant'Angelo in Formis e nei mosaici di Monreale – possono spiegarsi solo come irraggiamento di umori metropolitani. Tali umori, nei mosaici monrealesi, si saldano con quelli della cultura campana, convalidando anche per quest'aspetto il fenomeno che s'avverte nell'architettura, in un momento in cui nella corte palermitana avevano posizioni di primissimo piano uomini come Romualdo Salernitano e Matteo Aiello , formatisi nell'ambiente catanese dell'Italia meridionale. Nell'architettura, infatti, con il completamento del duomo di Monreale, s'avverte il declino delle antiche forme d'ascendenza orientale, araba o bizantina, e l'influsso di forme campane, che si manifestano, non solo nella ripresa degli impianti latini ma anche, e soprattutto, nella vistosa decorazione coloristica (archi intrecciati, dischi colorati, porte di bronzo, suppellettile liturgica, ecc…), che decanta e trasfigura le antiche architetture composte su moduli di speculata geometria, conferendo un nuovo carattere, più ornato e movimentato, all'assetto delle nuove costruzioni.
Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Mosaici_bizantini_della_Sicilia
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Arte_bizantina
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