Ελληνική ιστορία και προϊστορία

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Παρασκευή 31 Μαρτίου 2017

La storia antica di Campania : Pompei citta di vulcano, Partenope madre di Napoli, Stabiae e Posidonia citta di Nettuno

Nella seconda metà dell'VIII secolo a.C. in Campania arrivarono i Greci che vi fondarono fiorenti colonie o, più semplicemente, ampliarono insediamenti già esistenti. A Ischia fondarono Pithecusa, sulla costa della penisola Cuma, Ercolano, Pompei, Partenope (che diventerà Napoli assieme a Neapolis), Posidonia, che in epoca romana diverrà Paestum, ed Eboli.
Le prime testimonianze di vita, seppur scarse, nel territorio di Pompei, il cui nome deriva o dal greco pémpo o pompé, oppure dall'osco pompe, risalgono alla fine del IX secolo a.C., quando il popolo degli Opici, seppur in forma ancora non stanziale, occupa il territorio in posizione strategica su un pianoro dall'altezza di quasi trenta metri, formatosi in seguito ad una colata lavica del Vesuvio, dalle pareti scoscese a picco sul mare, con veduta su tutto il golfo di Napoli e nei pressi della foce del fiume Sarno, ottima riserva di acqua, vista la mancanza di sorgenti in zona. I primi insediamenti stabili risalgono invece intorno all'VIII secolo a.C., ad opera degli Osci: questi fondano cinque villaggi nella zona, i quali, intorno al VI secolo a.C., si riuniscono in un solo agglomerato, cinto di mura e a controllo di un importante asse viario; iniziano anche i primi scambi commerciali via mare, con la costruzione di un piccolo porto situato nei pressi della foce del fiume. L'abitato osco è da riconoscersi nelle regioni VII e VIII degli scavi di Pompei: questo è stato definibile grazie agli studi stratigrafici effettuati al di sotto delle costruzioni di epoca sannitica e romana, durante i quali sono stati ritrovati frammenti di ceramica per lo più appartenenti a necropoli con tombe di tipo a fossa. Con l'arrivo dei Greci in Campania, che fondano la colonia di Pithecusa sull' isola d'Ischia, tra il 780 ed il 770 a.C., e quella di Cuma, intorno al 740 a.C., anche Pompei, pur non venendo mai conquistata militarmente, entra nell'orbita del popolo ellenico; la costruzione più importante di questo periodo è quella del Tempio Dorico : questo non viene edificato nei pressi del centro, ma in posizione più isolata, in quello che poi diventerà il Foro Triangolare, poiché l'intenzione dei greci non è quella di stabilirsi definitivamente a Pompei, ma semplicemente controllare le strade ed il porto, nello stesso periodo inoltre viene introdotto il culto di Apollo. Nel 524 a.C., nella pianura campana, si assiste all'arrivo degli Etruschi, che fondano Capua: questi alla ricerca di un collegamento con l'entroterra si stanziano anche nella zona di Pompei, trovando nel fiume Sarno la via di comunicazione tra il mare e l'interno, come per i Greci, anche gli Etruschi non conquistano militarmente la città, ma si limitano semplicemente a controllarla: in questo periodo infatti Pompei gode di una sorta di autonomia. Sotto gli Etruschi viene costruito un primitivo foro, che risulta comunque essere una semplice piazza adibita a mercato, viene edificato il tempio di Apollo, nel quale sono ritrovati anche frammenti di ceramica di bucchero, diverse case vengono dotate del cosiddetto atrio tuscanico, tipico di questo popolo, e vengono fortificate le mura. Dal 474 a.C., momento della sconfitta degli Etruschi da parte dei Cumani, al 424 a.C. Pompei torna nuovamente sotto l'influsso dei Greci: viene restaurato il tempio di Apollo ed il tempio di Giove, sono rinforzate le mura nel tratto compreso tra porta Ercolano e porta Vesuvio e viene fondato un nuovo nucleo abitativo, riconosciuto nella regione VI, su quest'ultimo punto gli archeologi hanno espresso pareri discordanti: alcuni sostenevano che l'aspetto della città fosse rimasto immutato fino all'arrivo dei Sanniti, mentre grazie agli studi stratigrafici condotti da Amedeo Maiuri, si è venuti a conoscenza che il quartiere era protetto da mura greche ed era inoltre poco probabile che i Sanniti fossero riusciti a sviluppare un così elevato piano urbanistico, caratterizzato da una rete di strade perfettamente ordinate. Diodoro Siculo e Tito Livio parlano della caduta di Cuma, ad opera dei Sanniti, popolo proveniente dalle zone interne dell' Abruzzo e del Molise, alleati dei Romani, tra il 423 ed il 420 a.C.: è quindi ipotizzabile che prima di sferrare l'attacco finale ai Greci, tutto il territorio circostante, e quindi anche Pompei, sia stato conquistato intorno al 424 a.C.. Lo scoppio della prima guerra sannitica porta un capovolgimento di fronti, con un'aperta ostilità tra Sanniti e Romani, conclusa con la pace del 340 a.C.: tuttavia già dal 343 a.C. un primo esercito romano era entrato nella piana campana, portando con sé gli usi e costumi della romanità; nella guerra dei Romani contro i Latini, i Sanniti restano fedeli a Roma, mentre nel 310 a.C., quando i Romani muovono guerra contro i Nocerini, i Sanniti pompeiani si schierano a favore di questi ultimi, i quali, dopo una prima vittoria, sono costretti a capitolare: Pompei, pur governata dai Sanniti, entra a tutti gli effetti nell'orbita romana, a cui resta fedele anche durante la terza guerra sannitica e nella guerra contro Pirro. Per tutto il III ed il II secolo a.C. Pompei gode di una certa autonomia: la città vive il suo periodo di massima fioritura ed espansione, raggiungendo il suo perimetro definitivo: vengono costruiti il foro e numerosi edifici, sia pubblici che privati, dotati di elevata qualità architettonica, così come le mura vengono rinforzate in pietra di Sarno, con l'abbandono del sistema a doppio recinto, che poi entra nuovamente in voga a partire dal II secolo a.C., con l'inserto di pietre di tufo, a seguito delle tensioni dovute all'arrivo di Annibale e allo scoppio della seconda guerra punica. Nonostante l'incertezza politica dovuta a questi eventi e il progressivo migrare di uomini facoltosi verso città più tranquille del Mediterraneo orientale, Pompei continua a godere di una certa floridità dovuta alla produzione ed al commercio di vino e olio, con gli scambi che si spingono fino in Provenza ed in Spagna, oltre ad un'intensa attività agricola svolta nelle fattorie costruite nei dintorni della città.
Parthènope era una città della Magna Grecia situata lungo la costa occidentale del mar Tirreno, tra il Vesuvio e l'area vulcanica dei Campi Flegrei.Venne rifondata come Neapolis alla fine del VI secolo a.C. Il nome Partenope, che significa “verginale”, fu scelto per identificare una delle sirene che erano adorate nella Magna Grecia. Una di queste, in particolare, era venerata presso Sorrento alla “Punta Campanella” dove si ergono dal mare tre scogli isolati, “Li Galli”, che simboleggiavano il terrore dei naviganti, in quanto spesso causa di naufragi, tanto da essere soprannominati sirenussai. Secondo Norman Douglas il sacello sireneo sarebbe insito nel nome della città di Massa Lubrense delubrum che significa “i beni del tempio”. Il territorio dove sorse questa colonia greca, fu abitato fin dall'epoca preistorica e protostorica. Tracce di frequentazione neolitica, come Serra d'Alto, sono state rinvenute in piazza Santa Maria degli Angeli (cioè tra l'acropoli e la necropoli di Parthenope, la parte interna opposta al mare della collina di Pizzofalcone), ove è noto anche un interessante livello dell'Eneolitico Antico e un altro del Bronzo Antico\Medio; l'Enolitico Medio, tipo Gaudo, è noto più all'interno dai vecchi rinvenimenti di Materdei, mentre il Bronzo Medio Iniziale è presente fuori dal territorio di Parthenope, a piazzale Tecchio, che si può considerare l'inizio dell'area flegrea (e anche in altri siti minori). Infine il Bronzo Finale è noto da rinvenimenti archeologici nell'area più a valle, presso l'attuale area costiera del porto. La città di Parthenope ebbe la sua fondazione ad opera dei Cumani. I reperti archeologici fanno risalire il periodo di fondazione al terzo quarto dell'VIII secolo a.C., coevo dunque alla fondazione di Cuma. Tali ricerche hanno dimostrato che Parthenope, sorta in posizione particolarmente favorevole su di uno sperone roccioso circondato su tre lati dal mare, rientrava in una logica di approdi e capisaldi cumani (epineion). Esso permetteva un controllo diretto ed efficiente di tutti quei traffici via mare, in maniera particolare di quelle rotte tirreniche in direzione degli empori minerari toscani e laziali. Parthenope, oltremodo, consentiva anche un approdo protetto e ben fornito per tutte quelle navi che facevano rotta per l' Iberia, la Sardegna e le Baleari. A valle, nell'attuale piazza del Municipio, era situato il porto, locazione che rimarrà invariata anche con la rifondazione della città. La città seppe prematuramente differenziarsi dalla metropolis, la sua città madre, ed assumere una posizione competitiva rispetto ad essa. Neapolis , ossia "città nuova" (in greco antico Νεάπολις), venne fondata, senza tema di errare, dai Cumani . Tale responsabilità di fondazione è asserita unanimemente da Strabone, Velleio Patercolo, Scimno di Chio, Lutazio e Tito Livio . Autori che da un lato rientrano in un'ottica cumana, dipendendo da fonti cumane, Patercolo, Strabone e Pseudo-Scymno, e dall'altro rientrano in un'ottica neapolitana, dipendendo da fonti neapolitane, Livio e Lutazio. I ritrovamenti archeologici dimostrano che il pianoro di Neapolis era diffusamente frequentato almeno dalla metà del VI secolo a.C. e che la "città nuova" sia da ricondurre alla fine dello stesso. La città venne concepita come una nuova Cuma ed in base ad uno schema planimetrico ortogonale si estendeva nel pianoro compreso tra le attuali chiese di Sant'Aniello a Caponapoli (p.zza Cavour), dei SS. Apostoli (San Lorenzo) e di Santa Maria Egiziaca (Forcella). La fondazione di Neapolis è da ricondurre all'aristocrazia cumana estromessa da Aristodemo di Cuma dopo la battaglia di Aricia nel 507 -506 a.C. ; oppure può essere ricondotta agli ultimi venticinque anni del VI secolo a.C., durante quel particolare clima politico che annunciò l'istituzione della Tirannide di Aristodemo, a Cuma.
Stabia (Stabiae) è una città dell' evo antico, corrispondente all'attuale Castellammare di Stabia, la cui storia ha origine intorno all'VIII secolo a.C. per terminare simbolicamente nel 1086, quando in un documento compare per la prima volta il nome di Castrum ad Mare ; venne distrutta insieme a Pompei ed Ercolano durante l' eruzione del Vesuvio del 79, anche se la ripopolazione avvenne immediatamente dopo, al contrario delle altre due città. Stabia comprendeva un territorio chiamato ager stabianus, corrispondente agli odierni comuni di Castellammare di Stabia, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Santa Maria la Carità e Sant'Antonio Abate. Originariamente borgo fortificato, dopo la conquista di Lucio Cornelio Silla divenne luogo di villeggiatura per i patrizi romani, i quali costruirono principalmente ville d' otium, incentrate principalmente sulla collina di Varano. Nel territorio circostante sorgevano invece ville rustiche, adibite all'agricoltura. Sulla spiaggia di Stabia, durante l'eruzione del Vesuvio, trovò la morte Plinio il Vecchio. I popoli già residenti della piana del Sarno dal IX secolo a.C., come Opici prima e Osci poi, iniziarono a migrare nell'VIII secolo a.C. verso le coste ; cominciò quindi il popolamento di quella zona che a partire dal III-II secolo a.C. avrebbe preso il nome di stabiano : la prima testimonianza di questa denominazione viene data da un'iscrizione in lingua osca , risalente proprio a tale periodo, ritrovata nei pressi di porta Stabia a Pompei , e che dovrebbe ricondurre al latino stabulum, che significa stalla, forse a rimando dell'attività agricola che si svolgeva nella zona. Un insediamento stabile, con la costruzione di un vero e proprio villaggio, si ebbe nel VII secolo a.C., sul pianoro di Varano, una collina a picco sull'odierna Castellammare di Stabia, al confine con Gragnano, sia per la disponibilità di acqua, sia per la vicinanza con il mare: a conferma di questa ipotesi è il ritrovamento in una necropoli in località Madonna delle Grazie, utilizzata in questo periodo ; inoltre resti di passaggi umani sono stati rinvenuti anche presso Pozzano, Quisisana, Fratte e monte Coppola. Stabia, così come altre città vicine, risentì dell'influsso della cultura greca intorno al VI secolo a.C. quando divenne una sorta di emporion : ne sono conferma l'individuazione, durante studi stratigrafici a Villa San Marco, di ceramica greca, ma anche la stessa architettura delle case, che si avvicinava molto a quella ellenica, caratterizzata dalla mancanza di atrio ; l'influsso greco tuttavia si pensa provenire maggiormente da Sorrento che da Pompei. Il cambiamento delle rotte commerciali verso l' Etruria meridionale portò inevitabilmente Stabia a entrare nell'orbita etrusca : nelle necropoli sono state infatti ritrovate anfore e ceramiche di tipo etrusco-corinzio e cinque iscrizioni in lingua e alfabeto etruschi. È inoltre proprio sotto l'influenza etrusca che venne ridisegnata la fisionomia urbana del villaggio, acquisendone la tipica rete viaria regolare e diventando, oltre che un importante approdo marittimo, anche uno snodo viario verso Sorrento e Nuceria Alfaterna. Iniziò inoltre la costruzione di numerose fattorie sparse nella campagna circostante, in quella zona compresa tra i comuni di Santa Maria la Carità , Sant'Antonio Abate, Gragnano, Casola di Napoli e Lettere, che in seguito avrebbe preso il nome di Ager Stabianus.
Paestum, nome latinizzato del termine Paistom con il quale venne definita dopo la sua conquista da parte dei Lucani, è un'antica città della Magna Grecia chiamata dai fondatori Poseidonia in onore di Poseidone, ma devotissima a Era e Atena. L'estensione del suo abitato è ancora oggi ben riconoscibile, racchiuso dalle sue mura greche, così come modificate in epoca lucana e poi romana. In passato era nota anche come Pesto. È localizzata nella regione Campania, in provincia di Salerno, come frazione del comune di Capaccio Paestum, a circa 30 chilometri a sud di Salerno (97 chilometri a sud di Napoli). È situata nella Piana del Sele, vicino al litorale, nel golfo di Salerno, al nord del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. La località è munita anche di un piccolo scalo ferroviario denominato per l'appunto Paestum, e di due piccole località adiacenti alla stazione denominate Capaccio scalo e Lido di Paestum.
La città è stata abitata fin dall' epoca preistorica. Ad oriente della Basilica, nell'area prospiciente l'ingresso, si sono rinvenuti manufatti databili dall'età paleolitica fino all' età del bronzo ; a sud di essa, verso Porta Giustizia, sono stati scoperti i resti di capanne, a testimonianza dell'esistenza di un abitato preistorico. Nell'area del Tempio di Cerere, e tra questo e Porta Aurea, si sono trovate attestazioni archeologiche che documentano uno stanziamento di età neolitica. In effetti sia la Basilica che il Tempio di Cerere si trovano su due lievi alture (probabilmente in epoca preistorica più accentuate), per cui si può immaginare che esse fossero occupate da due villaggi, separati da un piccolo torrente che scorreva dove oggi si trova il Foro. Forse in epoca eneolitica le due alture furono abitate dalla popolazione di origine egeo-anatolica appartenente alla facies della Civiltà del Gaudo, che poi scelse come luogo privilegiato per le sue sepolture la località Gaudo, situata a 1,4 chilometri a nord di Paestum. La fonte letteraria principale sulla fondazione di Poseidonia è costituita da un passo di Strabone, che la connette alla attività dei Sibariti. L'interpretazione di questo passo è stata lungamente discussa dagli studiosi. Sulla base delle evidenze archeologiche raccolte finora, l'ipotesi interpretativa più valida è quella secondo cui la fondazione della colonia sarebbe avvenuta in due tempi: al primo impianto, consistente nella costruzione di una fortificazione ("theikos") lungo la costa, sarebbero seguiti l'arrivo della massa dei coloni e la fondazione vera e propria ("oikesis") della città di Poseidonia sul sito dell'odierna Paestum Dai dati archeologici contestuali, si può tentare una ricostruzione verosimile del quadro che portò alla nascita della città: verso la metà del VII secolo a.C. , la città di Sibari iniziò a creare una serie di "sub-colonie" lungo la costa tirrenica, con funzioni commerciali: tra esse si annoverano Laos ed uno scalo, il più settentrionale, presso la foce del Sele, dove venne fondato un santuario dedicato ad Hera, con valenza probabilmente emporica. I Sibariti giunsero nella piana del Sele tramite vie interne che la collegavano al Mare Jonio. Grazie ad un intenso traffico commerciale che avveniva sia per mare entrando in contatto con il mondo greco, etrusco e latino sia via terra commerciando con le popolazioni locali della piana e con quelle italiche nelle vallate interne - nella seconda metà del VII secolo a.C. si sviluppò velocemente l'insediamento che poi dovette dar luogo a Poseidonia, sviluppo della città accelerato certamente anche da un preciso progetto di inurbamento. Una necropoli, scoperta nel 1969 subito al di fuori delle mura della città, contenente esclusivamente vasi greci di fattura corinzia, attesta che la polis doveva essere in vita già intorno all'anno 625 a.C. Dal 560 a.C. al 440 a.C. si assiste al periodo di massimo splendore e ricchezza di Poseidonia. Tale apice fu dovuto a diversi fattori, alcuni dei quali si possono ravvisare, ad esempio, alla recessione della presenza e dell'influenza etrusca sulla riva destra del Sele nella prima metà del VI secolo a.C.. Con l'allentarsi della presenza etrusca, si dovette creare un vuoto di potere ed economico nella zona a nord del Sele, vuoto di cui non poté non avvantaggiarsi ed approfittare Poseidonia. A tale evento devono aggiungersi altri due tragici accadimenti: la distruzione della città di Siris (= Policoro) sul Mar Jonio, da parte di Crotone, Sibari e Metaponto, con la conseguenza un predominio di Sibari in tutta la regione della Siritide, per cui dovettero intensificarsi i traffici interni tra Poseidonia e la Siritide; e la distruzione di Sibari stessa nel 510 a.C., ad opera di Crotone. L'esplosione di benessere e di ricchezza che si riscontra a Poseidonia, che coincide con quest'ultimo avvenimento, fa sospettare che buona parte dei Sibariti, fuggiti dalla città distrutta, dovettero trovare rifugio nella loro sub-colonia, portandovi le proprie ricchezze. Ascrivibile al medesimo periodo è la costruzione di un monumentale sacello sotterraneo: potrebbe trattarsi di un cenotafio dedicato ad Is, mitico fondatore di Sibari, eretto a Poseidonia dai profughi Sibariti. Nello stesso arco cronologico, a distanza di cinquant'anni l'uno dall'altro, vengono eretti anche la cosiddetta Basilica (560 a.C. circa), il Tempio cosiddetto "di Cerere" (510 a.C. circa) ed il Tempio cosiddetto "di Nettuno" (460 a.C. circa).
Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Paestum

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Pompei_antica

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Parthènope

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Stabia

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Campania




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