Verso la fine del VII secolo la Sicilia diventò un thema sotto il regno di Giustiniano II Rinotmeto. Sikelia fu uno dei due themata dell' Impero Bizantino presenti in Italia, L'altro era quello di Langobardia. La disgregazione dell'Impero bizantino e la sua debolezza si facevano pesantemente sentire in Sicilia che era ormai slacciata dall'impero centrale, alimentando un certo malcontento, in un'area che da sempre, sia politicamente che culturalmente, si sentiva più vicina ed attratta da Roma e da quello che fu l'Impero d'Occidente piuttosto che da Costantinopoli e dall'Impero bizantino. Tra il 663 e il 668 l'imperatore d'Oriente Costante II aveva anche la capitale dell'impero da Costantinopoli a Siracusa, ma anziché portare benefici alla Sicilia e all'impero, questa mossa crea delle tensioni che porteranno alla disgregazione di esso. Vi fu una lunga guerra tra le due città e così il thema di Sikelia si dichiara indipendente da Bisanzio, questa indipendenza durerà di fatto fino al tradimento di Eufemio di Messina che farà invadere l'isola dagli Arabi. Tra l' 803 e l'820 l'efficienza bizantina nel quadrante centrale del Mediterraneo cominciò a decrescere vistosamente, in concomitanza con il governo dell' Imperatrice Irene mentre la vicenda di Tommaso lo Slavo contribuiva ad accrescere lo stato di debolezza dell'Impero. Infatti tutti i thema dell'impero cominciarono a gestirsi autonomamente, fu anche il caso della Sicilia con il thema Sikelia, ormai distaccato dall' impero centrale. Il turmarca della flotta siculo-bizantina Eufemio di Messina, che s'era impadronito del potere in Sicilia a scapito dei vari regnanti locali con l'aiuto di vari nobili, fu messo in esilio dagli stessi siciliani che volevano rimanere liberi e senza guerriglie, egli chiese l'aiuto degli Arabi nell' 828 per tutelare il suo dominio sull'isola. I Bizantini reagirono duramente sotto la guida di Fotino e Eufemio, battuto a Siracusa, scappò in Ifriqiya. Lì trovò rifugio presso l'emiro aghlabide diQayrawān, Ziyādat Allāh I, cui chiese aiuti per realizzare uno sbarco in Sicilia. Gli Aghlabidi erano allora squassati da un acuto contrasto che contrapponeva la componente indigena berbera, islamizzata in seguito alle prime conquiste islamiche del VII secolo e condotta da Mansūr al-Tunbūdhī, all'esercito arabo che era giunto in Ifrīqiya (all'incirca l'attuale Tunisia) all'epoca dell'istituzione dell'Emirato, per volere del califfo Hārūn al-Rashīd col primo Emiro Ibrāhīm ibn al-Aghlab. I musulmani, che forse avevano già progettato un'invasione delle Sicilia, prepararono una flotta di 70 navi, chiamando al jihad marittimo il maggior numero di volontari, ufficialmente per assolvere a un obbligo morale ma di fatto per allontanare dall' Ifrīqiya(Africa) il maggior numero possibile di sudditi facinorosi che non avevano mancato di creare gravi tensioni, tanto nelle file della componente araba quanto all'interno dei ranghi berberi, con grave nocumento per la popolazione civile. L'invasione ebbe inizio il 17 giugno dell'827 e lo stuolo in gran parte berbero (ma alla guida di elementi arabi o persiani), fu affidato al qādī di Qayrawān, Asad b. al-Furāt, grande giurisperitomalikita autore della notissima Asadiyya, di origine persiana del Khorāsān. Lo sbarco avvenne nei pressi di Capo Granitola, vicino Mazara del Vallo, usata come testa di ponte e base di attracco per le navi e prima capitale. Poi fu occupata Marsala (in arabo Marsa ‘Alī, il porto di ‘Alī o Marsa Allāh, il porto di Dio).
La spedizione che voleva con ogni probabilità conquistare solo le ricchezze dell'isola, non s'illuse di poter superare le difese di Siracusa, la capitale dell'isola, ma la sostanziale debolezza bizantina e del thema siciliano, da poco uscita da un duro conflitto contro l'usurpatore Tommaso lo Slavo, fece prospettare ad Asad la concreta possibilità che l'iniziale intento strategico potesse essere facilmente mutato in una spedizione di vera e propria conquista. Superato in uno scontro dall'indeterminata ampiezza un non meglio identificato Balatas (Curopalates ?), messo in fuga presso Corleone, e superata quindi alla meglio nell' 828 un'epidemia probabilmente di colera che portò alla morte per dissenteria lo stesso Asad, sostituito da Muhammad b. Abī l-Jawarī per volere degli stessi soldati (Amari, 1933, I:407), i musulmani ottennero rinforzi nell'830, in parte dall'Ifrīqiya (allora impegnata a respingere l'attacco del duca di Lucca, Bonifacio II) e in maggior parte da al-Andalus, mentre in Sicilia giunse un gruppo di mercenari al comando del berbero Asbagh b. Wakīl, detto Farghalūs. Fu così possibile ai musulmani - che già avevano preso Girgenti (oggi Agrigento, rimasta sempre a stragrande maggioranza berbera) - espugnare nell'agosto-settembre dell'831 Palermo, eletta capitale della Sicilia islamica ( Siqilliyya ), quindi Messina, Modica (845) e Ragusa, mentre Castrogiovanni (oggi Enna) fu presa solo nell' 859. Resisteva Siracusa e la Sicilia orientale, sede dello strategos da cui dipendevano tanto il drungariato di Malta quanto le arcontie (ducati) di Calabria, di Otranto e di Napoli. Fu necessario più d'un decennio per piegare la resistenza degli abitanti del solo Val di Mazara e ancor più per impadronirsi tra l'841 e l'859 del Val di Noto e del Val Dèmone. Toccò al generale Giafar Ibn Muhammed occupare Catania nell' 877, e poi Siracusa, superato il blocco impostole nell'872-873 da Khafāja b. Sufyān b. Sawādan, che cadde il 21 maggio878, a oltre mezzo secolo dal primo sbarco, al termine d'un implacabile assedio che si concluse col massacro di 5.000 abitanti e con la schiavitù dei sopravvissuti, riscattati solo molti anni più tardi. Basilio I decise allora di mandare una flotta di 140 navi comandata dal generale Nasar per contenere l'espansionismo degli Arabi, che avevano ormai sottomesso i 3/4 dell'isola. La flotta ottenne un'inaspettata vittoria navale sugli Arabi nell'880 presso Milazzo, ma questa vittoria non riuscì a risollevare la situazione. L'ultima roccaforte importante della resistenza siciliana a cedere fu Tauromenium(Taormina) il 1º agosto del 902 sotto gli attacchi dell'emiro Ibrāhīm b. Ahmad. L'ultimo lembo di terra siciliana a resistere ai musulmani fu Rometta che capitolò solo nel 963. Ibrāhīm II, dismessi i panni da Emiro aghlabide per il veto opposto alla sua nomina dal califfo abbaside di Baghdad, nella sua volontà di prosecuzione del jihad, tentò di risalire l'Italia per poi giungere, si disse con grande fantasia, fino a Costantinopoli. Passò pertanto lo Stretto e percorse in direzione nord la Calabria. Non trovò particolare resistenza ma la sua marcia si arrestò nei dintorni di Cosenza che forse fu la prima città a opporre una certa resistenza all'invasione. Tuttavia l'arresto avvenne probabilmente più per il disordine con cui le operazioni militari furono svolte e per la carenza di conduzione militare e di concreti risultati. Inoltre Ibrāhīm, colto da dissenteria, spirò in breve tempo e le sue truppe, al limite dello sbando, si ritirarono. Così si concluse la velleitaria conquista della "Terra grande" (al-arḍ al-kabīra).
Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Sicilia_bizantina
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Ελληνική ιστορία και προϊστορία
Σάββατο 2 Ιανουαρίου 2016
Il bizantino Thema Sicilia(Sikelia) e la invasione Araba musulmane
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Gentile Redazione,
ΑπάντησηΔιαγραφήci tengo a farvi sapere che il mio libro "Sikelia: la Sicilia orientale nel periodo bizantino", Bonanno Editore, è disponibile nelle librerie a partire da Gennaio. Può essere anche ordinato direttamente all’Editore o su Amazon.
Si tratta di un saggio amatoriale sulla storia, l’architettura, l’arte figurativa e l’artigianato dell’epoca bizantina nell’area orientale della Sicilia, che non ha alcuna pretesa di dare forma ad un’opera completa e definitiva su un argomento di cui c’è ancora molto da scoprire e di cui tantissimo è andato perduto. Desidero solo con molta umiltà invogliare qualche lettore a visitare le località della Sicilia orientale che mostrano ancora le vestigia di questo tanto glorioso quanto misconosciuto passato. E magari mi piacerebbe interessare qualche studioso serio o qualche Soprintendenza a dedicare rispettivamente del tempo e dei fondi per riscattare dall’oblio ciò che di bizantino è ancora rimasto da scoprire.
Grazie.
Cordiali saluti,
Susanna Valpreda
https://www.facebook.com/SikeliabySusannaValpreda/
Gentile Redazione,
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