Nel 605, scaduta la tregua biennale, i Longobardi occuparono Bagnoregio e Orvieto, dopodiché la tregua fu rinnovata per un anno e, scaduta questa, per altri tre anni. Nel 606 attraverso l'intervento di Smaragdo fu eletto a Grado un nuovo Patriarca, favorevole a Roma: questo evento provocò un ulteriore frattura nella Chiesa, con l'elezione ad Aquileia di un altro patriarca che sposava ancora le tesi scismatiche, spalleggiato dai Longobardi. Benché lo scisma fosse ricomposto verso la fine del VII secolo, infatti, la separazione tra i due patriarcati delle Venezie sarebbe stata destinata a durare per molti secoli. Smaragdo rimase in carica fino ad almeno al 608, quando è attestato per l'ultima volta nelle fonti (epigrafe CIL VI, 1200, riguardante la dedica di una statua in onore di Foca a Roma); si ritiene che fu sostituito, sotto Foca o sotto Eraclio, da un certo Fozio, di cui non si sa nulla, a parte che fu esarca. Nel frattempo a Bisanzio Eraclio I, deposto Foca, divenne Imperatore romano. Questi avviò una serie di riforme che cambiarono in modo notevole la fisionomia dello Stato romano-orientale, tanto che nel 629 la stessa titolatura imperiale mutò da Imperator Caesar Augustus - Aυτοκράτωρ Kαîσαρ Aΰγουστος (Imperatore Cesare Augusto) a Bασιλεύς (Re). A Ravenna, sotto il regno di Eraclio, divennero esarchi, in successione, Giovanni I Lemigio, Eleuterio e Isacio. L'esarca Giovanni (chiamato Lemigio da una fonte molto tarda) continuò a rinnovare la pace con i Longobardi. Il mancato pagamento del soldo generò tuttavia una seria sedizione dell'esercito a Ravenna nel 616, a cui dovette forse prendere parte anche la popolazione, inasprita dall'eccessivo fiscalismo, che generò l'assassinio dell'esarca Giovanni e dei giudici della Repubblica. Quasi contemporaneamente anche Napoli si rivoltava, eleggendo un sovrano autonomo da Bisanzio, Giovanni Consino. L'Imperatore Eraclio reagì immediatamente: inviò il suo cubiculario Eleuterio con la carica di esarca con un esiguo esercito per sedare le sedizioni in Italia. Repressa con estrema durezza la rivolta di Ravenna, giustiziando i sediziosi, l'esarca si mosse con l'esercito in direzione di Napoli e, dopo aver effettuato una sosta a Roma, dove fu ricevuto calorosamente da Papa Adeodato, represse anche la rivolta napoletana di Giovanni Consino, giustiziato, insieme ai suoi seguaci, per ordine di Eleuterio. Ritornato a Ravenna, pagò ai soldati la roga, ovvero il soldo arretrato, e, secondo il biografo di Papa Deusdedit, ciò determinò il ritorno della pace in Italia, segno che le rivolte erano dovute a un ritardo nelle paghe. Dopo aver tentato con insuccesso di combattere con i Longobardi, venendo sconfitto ripetutamente dal duca Sundrarit e costretto a pagare un tributo di 500 libbre d'oro, Eleuterio decise nel 619 di usurpare la porpora, proclamandosi Imperatore romano d'Occidente: secondo lo studioso Bertolini, l'intento dell'esarca ribelle era quello di «ridare all'Italia un impero indipendente, pari di rango all’impero in Oriente», anche se non si può escludere, come sostiene T.S. Brown, che «le sue ambizioni contemplassero soltanto l'instaurazione, nell'Italia bizantina, di un governo autonomo». Poco tempo dopo aver assunto la porpora, Eleuterio si recò dall'arcivescovo di Ravenna Giovanni IV, con ogni probabilità per farsi da lui incoronare (all'epoca era prassi che un nuovo imperatore fosse incoronato da un ecclesiastico); l'arcivescovo, tuttavia, evitò di prendersi questa responsabilità, forse temendo l'ira di Eraclio nel caso l'usurpazione fosse stata repressa; consigliò, piuttosto, Eleuterio di recarsi a Roma per farsi incoronare nell'antica Caput Mundi, o dal papa (secondo Ravegnani) o dal senato romano (secondo Bertolini). Eleuterio, reputando valido il consiglio, iniziò i preparativi per il viaggio. Secondo lo studioso Classen, si trattava della «prima marcia di incoronazione a Roma della storia del mondo». Giunto nei pressi di Castrum Luceoli con i pochi che lo accompagnavano, l'esarca ribelle fu ucciso da soldati fedeli a Eraclio,
Dopo un breve periodo dal 619 al 625 in cui fu forse esarca il "patrizio Gregorio" che secondo Paolo Diacono si rese reo dell'uccisione proditoria dei duchi del Friuli Tasone e Caco, nel 625 giunse a Ravenna un nuovo esarca, Isacio, di stirpe armena, probabilmente appartenente alla casata dei Kamsarakan. Appena arrivato, l'esarca ricevette un'epistola da Papa Onorio I, che gli chiedeva di aiutare il re longobardo Adaloaldo a recuperare il trono usurpatogli daArioaldo, ma l'esarca decise di rimanere neutrale, favorendo Arioaldo, che così poté mantenere il trono. Secondo una notizia di dubbia attendibilità del cronista dei Franchi Fredegario, intorno al 630 Arioaldo contattò Isacio, chiedendogli di uccidere proditoriamente il duca ribelle di Tuscia Tasone, offrendogli in cambio la riduzione del tributo che l'esarcato doveva versare ai Longobardi da tre a due centenaria.Isacio, allora, contattò Tasone, invitandolo a recarsi a Ravenna disarmato per stringere con lui un'alleanza; quando, però, Tasone entrò nella capitale dell'esarcato, fu assalito all'improvviso dai soldati dell'esarca, che lo uccisero; Arioaldo, soddisfatto del risultato, mantenne la promessa della riduzione del tributo. Il racconto di Fredegario, tuttavia, è ritenuto sospetto in quanto molto simile, seppur con delle differenze, con l'episodio dell'uccisione dei duchi del FriuliTasone e Caco ordita a Oderzo (nel Veneto) dal patrizio Gregorio tra il 619 e il 625 narrato da Paolo Diacono. Sotto Isacio si ebbe un nuovo inasprimento delle tensioni con la Chiesa romana: Eraclio, in quegli anni, aveva infatti promulgato l'Ekthesis, cioè un editto con cui l'imperatore interveniva nelle dispute cristologiche sancendo la duplice natura umana e divina del Cristo, ma l'unicità della sua volontà, il Monotelismo. Il provvedimento aveva incontrato gravi resistenze in Occidente e Isacio reagì in materia brutale. Nel 640, sfruttando il malcontento dei soldati per i forti ritardi della paga, il chartularius Maurizio istigò i militari a fare rappresaglia contro il Pontefice, accusato di aver sottratto il compenso dovuto, e quindi, dopo tre giorni di assedio, fu sequestrato il tesoro della Chiesa romana custodito nel Laterano. Poco dopo arrivò a Roma anche Isacio, che bandì alcuni ecclesiastici, fece l'inventario del tesoro sequestrato e lo inviò in parte a Costantinopoli ad Eraclio e parte lo tenne per sé. In seguito (intorno al 642), Isacio dovette fronteggiare la rivolta a Roma dello stesso Maurizio, che ottenne l'appoggio dei soldati nelle fortezze circostanti accusando l'esarca di avere l'intenzione di usurpare la porpora.Isacio inviò il sacellario e magister militum Dono nella Città Eterna per sedare la rivolta,missione coronata dal successo: Maurizio, abbandonato dai suoi stessi uomini, fu catturato in una chiesa di Roma detta Ab Praesepe e, per ordine dell'esarca, decapitato a Cervia e la sua testa esposta al circo di Ravenna. Gli altri prigionieri, messi in carcere in attesa di conoscere la loro pena, si salvarono grazie all'improvviso decesso dell'esarca (avvenuto, secondo la testimonianza ostile del Liber Pontificalis, per intervento divino), che determinò la loro liberazione. È possibile che Isacio sia stato ucciso dai Longobardi durante la battaglia dello Scultenna nel 643 (si veda più sotto).Nel frattempo, con l'ascesa al trono di re Rotari, avvenuta nel 636, a settentrione cresceva la pressione longobarda. Rotari attaccò ed espugnò nel 639 Oderzo e Altino, le ultime città nell'entroterra veneto ancora in mano bizantina, costringendo gli abitanti di Oderzo a trasferirsi a Eraclea, mentre quelli di Altino a Torcello. Nel 643 Rotari attaccò l'esarcato e, secondo Paolo Diacono, inflisse nella battaglia dello Scultenna una grave sconfitta all'esercito bizantino (probabilmente anche l'esarca stesso perì nel corso della battaglia), anche se la vittoria longobarda va ridimensionata poiché Rotari non riuscì a conquistare Ravenna né i suoi dintorni, segno che, pur perdendo, i Bizantini erano riusciti a fermare l'avanzata del re longobardo. Il vuoto di potere creatosi nell'Italia bizantina in seguito alla battaglia (e al probabile decesso dell'esarca) permise comunque a Rotari di occupare la Liguria bizantina.
Πηγη: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Esarcato_d%27Italia
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Ελληνική ιστορία και προϊστορία
Κυριακή 13 Σεπτεμβρίου 2015
La storia di Italia Bizantina e il Esarcato di Ravenna 605-641AD
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