Timoleónte (o Timoleóne, in greco antico Τιμολέων, traslitterato in Timolèon; Corinto, ... – Siracusa, ...) è stato un politico e militare siceliota. Operò negli ultimi anni della sua vita (344-335 a.C.) nellaSicilia greca: il suo intervento derivò dalla richiesta che Siracusa (fondata dall'ecista corinzio Archia) avanzò alla madrepatria Corinto perché questa riportasse la pace nella città siceliota, liberandola dalla tirannide e dagli strascichi della complessa fase che vide confrontarsi Dionigi il Giovane e Dione. Nel 347 o nel 346 a.C. , Dionisio il Giovane, dopo aver cacciato il fratello Niseo, aveva ripreso il potere a Siracusa: dieci anni prima era stato esiliato dallo zio Dione (fratello di Aristomache e quindi cognato di Dionisio il Vecchio). Ma l'autorità di Dionisio è debole a Siracusa e tanto più nel resto dell'isola. Il periodo è infatti caratterizzato da una moltitudine di tiranni. La tradizione ne riporta sette: Leptine, che aveva liquidatoCallippo (l'assassino di Dione), si era stabilito ad Apollonia e adEngio (forse l'odierna Troina); Mamerco, un mercenario forse campano, a Katane; un Apolloniade ad Agirio; un Nicodemo a Centuripe; un Ippone a Messana e, infine, Andromaco a Tauromenion eIceta, originario di Siracusa, a Leontini. Nel complesso, il ruolo dei mercenari è, in questa fase di grande depressione economica per l'isola, essenziale per l'assunzione e il mantenimento del potere.
Passato poco tempo dal ritorno di Dionisio il Giovane, i cittadini siracusani guidati da Iceta nell'esilio lentinese, stanchi della situazione di incertezza, si rivolgono alla madrepatria, cioè a Corinto. I Corinzi decretano di inviare un esercito di volontari e mercenari, ed all'unanimità votano di mettere a capo della spedizione Timoleonte (o perché credevano in lui o perché desideravano liberarsi di lui). È questo il periodo in cui nella storia greca entra Filippo II di Macedonia: al re macedone guardano con favore i moderati di Grecia, ma l'orientamento predominante è a quel tempo antimacedone, per cui è possibile che la scelta ricadesse su Timoleonte con il fine di sbarazzarsi di un oppositore politico. Nel complesso, Timoleonte favorisce, come confermato dalla ricerca archeologica, un periodo di significativo sviluppo urbano: Akragas e Gela, che erano ormai pressoché deserte, tornano agli antichi fasti. Tutto l'entroterra meridionale conosce un'analoga rinascita. Megara Iblea, che era stata distrutta da Gelone nel 483 a.C., viene rifondata. In località oggi denominata Scornavacche, tra le odierne Vizzini e Chiaramonte Gulfi, sulla riva sinistra del fiume Dirillo, nasce una nuova colonia, che sarebbe vissuta mezzo secolo, lì dove in passato era stato un piccolo insediamento poi distrutto dai Cartaginesi nel 405 a.C. Rinasce anche Agyrion, mentre maggiori dubbi ci sono in relazione a Minoa, che viene ribattezzata Eraclea e forse ripopolata con elementi provenienti da Cefalù. Come testimoniato da Diodoro, risorge anche l'edilizia monumentale, che era pressoché ferma dai tempi dell'invasione cartagine della fine del V secolo a.C. Vengono restaurati templi, teatri e altri edifici pubblici, e si assiste anche a nuove costruzioni. I fondi, sempre secondo Diodoro, provengono dalla rinvigorita attività agricola ed è probabile che la Grecia rappresentasse il più importante mercato di sbocco, tanto che si assiste ad una imponente importazione di monete di tipo corinzio (dette "pegasi"), che divengono nel tempo la moneta corrente per tutta l'isola. In qualche caso si tratta di coniazioni locali, ma la maggior parte delle monete proviene dalla stessa Corinto e dalle città da essa dipendenti. Il fenomeno peraltro non è banale, se si considera che Corinto, pur avendo inviato Timoleonte, non ha un vero controllo dell'attività del condottiero e anzi i suoi rapporti con la Sicilia, dopo l'impresa timoleontea, ritornano agli stessi bassi livelli di intensità che avevano prima. Altrettanto poco è chiaro da dove provenga l'argento per la coniazione: il bottino ottenuto a Crimiso spiega solo in parte la questione. presenza di Entella all'interno della simmachia è per Cartagine una nitida minaccia: ripresasi dalla crisi interna, nell'estate del 339 a.C., ma più probabilmente in quella del 341 a.C., allestisce una potente flotta, che sbarca pressoLilibeo. Timoleonte è costretto ad interrompere la sua lotta contro i tiranni e anzi a coinvolgerli nel fronte antipunico, a partire da Iceta. A tappe forzate si reca a Segesta e lo scontro avviene nei pressi del fiume Crimiso (la cui identificazione è incerta: forse il Belice o il Fiumefreddo). Qui Timoleonte ottiene una schiacciante vittoria sui Cartaginesi impegnati a guadare il fiume. Questi perdono non solo gran parte dell'armata mercenaria, ma anche buona parte della milizia cittadina (il cosiddetto "battaglione sacro") Il bottino è assai ricco. Una parte viene inviata a Corinto, come attesta un'iscrizione dedicatoria (SEG 11, 126) che è riportata anche da Plutarco (Vita di Timoleonte, 29, 6).
« I Corinzi e Timoleonte, loro stratega, dopo avere liberato dai Cartaginesi i Greci insediati in Sicilia, offrirono agli dèi queste spoglie in segno di gratitudine. » Timoleonte si spende perché propagandisticamente la vittoria al Crimiso venga associata a quella di Gelone alla battaglia di Imera, ancora una volta nel segno della lotta al "barbaro" punico. Ma il richiamo all'ideale panellenico non era così importante per i tiranni che contendevano a Siracusa il dominio, cioè Iceta, Mamerco, Ippone, Nicodemo e Apollonide: essi temevano, infatti, che la capitale aretusea, ben collegata in questa fase alla madrepatria Corinto, li avrebbe in breve rovesciati.La stessa attenzione che Timoleonte aveva mostrato alla madrepatria nella distribuzione del bottino suscita il malcontento dei mercenari campani stanziati presso l'Etna, oltre che dei signorotti. La reazione di Timoleonte è però pronta. Iceta è sconfitto e condannato a morte per tradimento, insieme al figlio, mentre la componente femminile della famiglia di Iceta viene condotta a Siracusa e lì condannata a morte dall'assemblea del popolo. Con i Cartaginesi viene stipulato un trattato di pace (nel 339 o nel 338 a.C.), che stabilisce nell'Hálikos il confine. I Cartaginesi, dal canto loro, si sottraggono all'alleanza con i tiranni e acconsentono a lasciare indipendenti le poleis siceliote e liberi i Sicelioti che vogliono allontanarsi dalla epikràteia. Frantumato in tal modo il fronte dei nemici, Timoleonte ha buon gioco a vincere Mamerco e Ippone, che vengono giustiziati. In particolare, Mamerco fu forse crocifisso e Ippone torturato a morte nel teatro di Messana, sotto gli occhi di numerosi spettatori, tra cui diversi adolescenti fatti riversare lì dalle vicine scuole. Solo ad Andromaco, che lo aveva appoggiato fin dall'inizio, Timoleonte concesse di rimanere al proprio posto di tiranno di Tauromenio.
Πηγη: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Timoleonte#L.27impresa_siciliana
Εκπαιδευτικό Ιστολόγιο με στόχο την ενημέρωση για την Μυθολογία, την Προϊστορία, την Ιστορία και τον ελληνικό πολιτισμό greek.history.and.prehistory99@gmail.com
Ελληνική ιστορία και προϊστορία
Σάββατο 25 Ιουλίου 2015
Timoleonte - Un politico greco e militare siceliota di Magna Grecia
Εγγραφή σε:
Σχόλια ανάρτησης (Atom)
Dorians are the Elishah...the Dardani Elymians
ΑπάντησηΔιαγραφήIonians are the Kittim...as are the Sicani and Siceli...
Phoenicians are Fenech of the Dodanim & Canaanites & Israelites...