I Popoli del Mare furono una confederazione di predoni del mare provenienti probabilmemte dall'Europa meridionale, specialmente dall'Egeo, che navigando verso il Mar Mediterraneo orientale sul finire dell'età del bronzo invasero l' Anatolia, la Siria, Palestina, Cipro e l' Egitto. Nonostante la loro origine e la loro storia rimanga in gran parte avvolta nel mistero, i "Popoli del Mare" sono documentati dalle fonti scritte egizie durante la tarda Diciannovesima Dinastia e in particolare durante l'ottavo anno di regno diтRamses III, della Ventesima Dinastia, quando tentarono di entrare in possesso del territorio egizio. Nella Grande iscrizione di Karnak il faraone egizio Merenptah parla di "nazioni (o popoli) stranieri del mare". Le tavolette egee in lineare B di Pylos risalenti alla tarda età del bronzo dimostrano la diffusione, in quel periodo storico, di bande di guerrieri mercenari e le migrazioni di popolazioni (alcuni autori si sono chiesti quali fossero i motivi). Tuttavia la precisa identità di queste "popolazioni del mare" è ancora un enigma per gli studiosi. Alcuni indizi suggeriscono invece che per gli antichi egizi l'identità e le motivazioni di queste popolazioni non fossero sconosciute. Infatti molte avevano cercato ingaggio presso gli Egiziani o avevano intrattenuto relazioni diplomatiche con essi a partire almeno dalla media età del bronzo. Per esempio alcuni Popoli del Mare, come gli Shardana, furono utilizzati come mercenari dal faraone Ramses II. Il fatto che varie civiltà tra cui la civiltà Ittita, Micenea e il regno dei Mitanni scomparvero contemporaneamente attorno al 1175 a.C. ha fatto teorizzare agli studiosi, che ciò fu causato dalle invasioni dai Popoli del Mare. I resoconti di Ramses sulle razzie dei Popoli del Mare nel mediterraneo orientale sono confermati dalla distruzione di Hatti, Ugarit, Ashkelon e Hazor. È da notare che queste invasioni non erano soltanto delle operazioni militari ma erano accompagnate da grandi movimenti di popolazioni per terra e mare, alla continua ricerca di nuove terre in cui insediarsi. I popoli del mare sono stati principalmente identificati come genti provenienti dall'area anatolica, dall'Egeo e dal mediterraneo occidentale; alcuni autori hanno sottolineato invece le similitudini tra le loro navi e le vogelbarke (navi uccello) della cultura dei campi di urne, suggerendo un'origine centroeuropea per almeno una parte di essi.
Gli Shardana sono citati per la prima volta dalle fonti egizie nelle lettere di Amarna (1350 a.C. circa) durante il regno di Akhenaton. Compaiono poi durante il regno di Ramses II, Merenptah e Ramses III con i quali ingaggiarono numerose battaglie navali. 520 Shardana fecero parte della guardia reale del faraone Ramses II durante la battaglia di Qadeš e, sempre in qualità di mercenari, furono stanziati in colonie in Medio e Alto Egitto fino alla fine dell'età ramesside come testimoniato da vari documenti amministrativi databili al regno di Ramses V e di Ramses XI. Nella raffigurazione utilizzano lunghe spade triangolari, pugnali, lance e uno scudo tondo. Il gonnellino è corto, sono dotati di corazza e di un elmo provvisto di corna. Le generiche similitudini fra il corredo bellico dei guerrieri Shardana e quello dei nuragici della Sardegna, nonché l'assonanza del nome Shardana con quello di Sardi-Sardegna, hanno fatto ipotizzare, ad alcuni, che gli Shardana fossero una popolazione proveniente dalla Sardegna o che si fosse insediata nell'isola in seguito alla tentata invasione dell'Egitto. Gli Shardana, o più correttamente Sherdana, (anche Sherden) erano una delle popolazioni, citate dalle fonti egizie del II millennio a.C., facenti parte della coalizione dei popoli del mare ; la loro presumibile identificazione con gli antichi Sardi è, al momento, oggetto di dibattito archeologico. L' orientalista Giovanni Garbini, infatti, sottolinea il rinvenimento di ceramica micenea del tipo III C (submicenea) nei siti tradizionalmente distrutti dai Popoli del mare nel corridoio siro-palestinese.
Ciò gli fa ritenere che questi popoli, compresi gli Sherdana, pur non essendo tutti originari della Grecia facessero parte di un Commonwealth greco-miceneo, condividendone la tipologia della ceramica. Tale circostanza secondo Garbini costituirebbe un consistente indizio archeologico, per individuare l'espansione dei Popoli del mare nel bacino del Mediterraneo, in particolare quando i ritrovamenti della ceramica del tipo miceneo III C, all'analisi neutronica, si rivela non importata ma prodotta sul posto. L'orientalista italiano ritiene che, successivamente al loro insediamento in Palestina, almeno una parte degli Sherdana, insieme a gruppi di Filistei si sia stanziato in Sardegna, soprattutto nel litorale sud-occidentale, dove sono emersi un consistente numero di reperti di ceramica submicenea (XI-XII secolo a.C.). Risalirebbe quindi a tale epoca la denominazione attuale dell'isola, derivante dal nome degli Sherdana.
Sekeles, un tempo anche scritto Sakalasa o, più correttamente, Shakalasha (Shklsh). Sono stati associati ai Siculi, popolazione indoeuropea che si stanziò nella tarda età del bronzo in Sicilia orientale scacciando verso occidente i Sicani. Un'origine egeo-anatolica è comunque più probabile. I Siculi (Sikeloi, dal nome del presunto re Siculo Sikelòs) erano una popolazione, tra i primi occupanti della Sicilia assieme a quelle sommariamente indicate nel prospetto seguente che i Greci trovarono quando arrivarono sull'isola nel 756 a.C. Archeologicamente, tuttavia, si indica come "sicula" tutta la cultura protostorica della Sicilia (età del rame, età del bronzo, inizi età del ferro). Una presunta origine continentale o ultramarina dei Siculi, largamente sostenuta dalla storiografia classica, è tuttora oggetto di dibattito. Dopo la caduta di Ilio, un gruppo di Troiani, scampati su navi alla caccia degli Achei, sarebbe approdato sulle coste della Sicilia e, stabilita la loro sede ai confini occidentali dei Sicani, avrebbero formato il popolo degli Elimi ; le loro città sarebbero state Erice e Segesta. Poi, presso di loro, si sarebbe stanziato anche un gruppo di Focesi, reduci da Troia. Per quanto riguarda i Siculi, Tucidide riteneva che fossero originari della penisola italica e che, spinti dagli Opici, sarebbero giunti numerosi in Sicilia dopo l'arrivo degli Elimi, cioè dopo la caduta di Ilio. I Siculi avrebbero sconfitto e respinto i Sicani nella parte meridionale e occidentale dell'isola ed avrebbero abitato la parte migliore della Sicilia per trecento anni, prima della colonizzazione greca. Tucidide testualmente recita: « I Siculi passarono in Sicilia dall'Italia dove vivevano per evitare l'urto con gli Opici. Una tradizione verosimile dice che, aspettato il momento buono, passarono su zattere mentre il vento spirava da terra, ma questa non sarà forse stata proprio l'unica loro maniera di approdo. Esistono ancor oggi in Italia dei Siculi; anzi la regione fu così chiamata, "Italia", da Italo, uno dei Siculi che aveva questo nome. Giunti in Sicilia con numeroso esercito e vinti in battaglia i Sicani, li scacciarono verso la parte meridionale ed occidentale dell'Isola. E da essi il nome di Sicania si mutò in quello di Sicilia. Passato lo stretto, tennero e occuparono la parte migliore del paese, per circa trecento anni fino alla venuta degli Elleni in Sicilia; e ancor oggi occupano la regione centrale e settentrionale dell'isola. »
Peleset sono identificabili con la popolazione dei Filistei, documentata anche nella Bibbia, secondo cui provenivano da Kaftor, forse identificabile con Creta. I Filistei si insediarono sul finire dell'età del bronzo in Palestina dove costituirono varie città-stato; i ritrovamenti archeologici farebbero ipotizzare un'origine egea di questa popolazione, probabilmente micenea. Alcune recenti scoperte hanno permesso di stabilire una loro presenza in Sardegna in concomitanza (o in un periodo antecedente) ai Fenici. I Filistei furono un antico popolo indoeuropeo del bacino del Mediterraneo che abitò la regione litorale della terra di Canaan, pressappoco fra l'attuale Striscia di Gaza e Tel Aviv (gli archeologi hanno messo in luce a nord di questa città, nel sobborgo di Tell Qasile, le rovine d'una città filistea). Da loro prende il nome la regione della Palestina. I Filistei furono una popolazione molto antica di origine indoeuropea che si stanziò tra il 1200 e l' 800 a.C. nella regione storica della Palestina (Philastia); archeologicamente potrebbero essere identificati con il popolo dei Peleset, citato nelle iscrizioni egiziane di Medinet Habu tra i Popoli del Mare che attaccarono l' Egitto durante il regno del faraone Ramses III. Un consistente indizio dell'origine egea di questi ultimi, sarebbe l'elmo piumato e le armi di tipo acheo, da loro indossate nelle raffigurazioni. Si usa parlare di " Pentapoli filistea " per indicare il gruppo di cinque città-stato filistee più importanti (almeno secondo il giudizio della Bibbia), situato lungo il litorale e nell'immediato entroterra. Benché la Bibbia collochi questa strutturazione politica all'epoca dei Giudici (XIII secolo a.C.), è più probabile che essa registri una situazione molto più recente, com'è dimostrato dal fatto che l'archeologia ha scoperto che il sito di Ekron si è sviluppato pienamente solo a partire dal VII secolo a.C. Il termine filisteo per "re" preservatoci dalla Bibbia, seren (plurale seranim), è una delle poche parole filistee superstiti, ed è stato messo in collegamento etimologico col termine greco tyrannos ("re"): è uno degli indizi che sostengono l'origine indoeuropea dei Filistei. I Filistei riuscirono ad avere la meglio sulle popolazioni cananee ed israelite grazie all'adozione di armi in ferro, dato che i loro nemici erano ancora all' età del bronzo. Nelle rappresentazioni egizie dei popoli del mare , i guerrieri filistei indossano elmi con cimieri piumati, possibili corazze di bronzo , o comunque rinforzate da elementi in bronzo, scudi tondi di stile Egeo, spade e lance di varie fattezze probabilmente anche in ferro. Secondo la Bibbia, al termine di queste guerre il regno israelitico riuscì a sconfiggere i Filistei. Ma se fu vero che il neonato regno israelitico riuscì ad eliminare il dominio filisteo sull'entroterra, d'altro canto, come la stessa Bibbia attesta, le città-Stato filistee non persero né la loro indipendenza né il controllo sul territorio costiero fino all'epoca della conquista Assira. L' economia dei Filistei si basava sulla produzione di prodotti mediterranei, come grano, vino ed olio (quest'ultimo attestato dal rinvenimento di stabilimenti di produzione dotati di macine in pietra) e sull'artigianato (tessile, metallurgico del ferro, ceramico). Paradossalmente, nonostante la posizione affacciata sul mare, il commercio marittimo non sembra avere avuto un ruolo di rilievo, forse per la concorrenza meglio organizzata dei Fenici . Tuttavia, sotto gli Assiri, Gaza fiorì come porto terminale delle "carovane del deserto" provenienti dall'Assiria. In campo artistico, i filistei produssero ceramiche rosse e nere con decorazioni a carattere geometrico o stilizzate. Altri capolavori filistei sono statuette in terracotta raffiguranti Astarte conservate al museo di Gerusalemme.
Zeker o Tjeker, menzionati anche dai documenti ittiti sembrano costituire insieme ai Peleset un gruppo omogeneo, distinti solo in quanto dediti alle attività marinare. Sono stati anche messi in relazione con i Teucri.
I Libu, popolo identificato con nome Libici, si insediarono sotto la Cirenaica . Nelle rappresentazioni Egizie i "Libu/i" , vengono rappresentati con caratteristiche somatiche "europee", carnagione rosea, occhi chiari e barba biondiccia, forse di derivazione Mechta-Afalou.
Lukka, dovevano occupare la costa meridionale dell' Anatolia e l'isola di Cipro ed erano considerati nei documenti ittiti un vero e proprio stato con dominio sul mare. Successivamente si stanziarono forse nella regione anatolica della Licia. Con i Licii stessi vengono identificati, e si tratterebbe allora di una popolazione greco indoeuropea. Il nome di tale popolazione viene fatto derivare dalla radice indoeuropea *leuk- *luk- ("luce").
Eqwes o Akawasa, forse identificabili con gli Ahhiyawa degli archivi ittiti di Ḫattuša e Ugarit, ossia probabilmente gli "Achei", micenei di stirpe greca, che dovevano essersi già stabiliti sulla costa occidentale dell'Anatolia: la Millawanda dei testi ittiti potrebbe essere identificata con Mileto, mentre Wiluša indicherebbe forse Ilio, Troia. Un ostacolo a questa identificazione tra Eqweš e Ahhiyawa, o Achei, consiste tuttavia nel fatto che i primi sembra praticassero la circoncisione e che quest'uso è piuttosto insolito tra le popolazioni indoeuropee, di cui gli Achei fanno parte.
Teres o Tursa, popolo di stirpe probabilmente non indoeuropea oppure egeo -ellenica, stanziato nella parte settentrionale dell'Anatolia, viene collegato da alcuni studiosi ai Tirsenoi o " Tirreni ", ossia agli antenati degli Etruschi. Questa identificazione sembra avvalorare il racconto di Erodoto circa l'origine anatolica di questo popolo, ma soprattutto la mitica parentela degli Etruschi con i Troiani cantata da Virgilio nell’ Eneide. Rapporti dei Tirreni o Etruschi col mondo Mediterraneo orientale dell'isola di Lemno (che si trova a poche miglia dinanzi a Troia) sembrerebbero esistere in seguito al ritrovamento della cosiddetta Stele di Lemno, un' iscrizione rinvenuta nel 1885, in cui è attestata la lingua lemnia un dialetto simile all' etrusco. Tale stele è comunque al vaglio degli studiosi in quanto sembrerebbe ascrivibile al VI secolo a.C. Tuttavia dei Tirreno-Etruschi, nei testi d'epoca Miceneo-Ittita e nei poemi classici Odissea e Iliade, non si trova traccia. In alternativa alcuni studiosi mettono in relazione il loro nome con l'ebraico Taršiš e con l'iberico Tartessos. Gli Etruschi furono un popolo dell'Italia antica , di lingua non indoeuropea e di origine incerta, affermatosi in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all' Umbria fino al fiume Tevere e al Lazio settentrionale. Successivamente si espansero a nord nella zona padana (attuali Emilia-Romagna, Lombardia sud-orientale e parte del Veneto meridionale) e a sud fino in Campania. La civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla civiltà romana, fondendosi successivamente con essa al termine del I secolo a.C. Questo lungo processo di conquista e assimilazione culturale ebbe inizio con la data tradizionale della conquista di Veio da parte dei romani nel 396 a.C. Nella loro lingua si chiamavano Rasenna o Rasna, in greco Tyrsenoi. L'archeologo Massimo Pallottino, nell'introduzione del suo manuale Etruscologia (Milano, 1984), ha sottolineato come il problema dell'origine della civiltà etrusca non vada incentrato sulla provenienza, quanto piuttosto sulla formazione. Egli evidenziò come, per la maggior parte dei popoli, non solo dell'antichità ma anche del mondo moderno, si parli sempre di formazione, mentre per gli Etruschi ci si è posti il problema della provenienza. Secondo Pallottino, la civiltà etrusca si è formata in un luogo che non può che essere quello dell'antica Etruria ; alla sua formazione hanno indubbiamente contribuito elementi autoctoni ed elementi orientali (non solamente Lidii o Anatolici) e greci, per via dei contatti di scambio commerciale intrattenuti dagli Etruschi con gli altri popoli del Mediterraneo. Nella civiltà etrusca che andava formandosi, lasciarono quindi la propria impronta i commercianti orientali (si pensi agli elementi orientali nella lingua etrusca o al periodo artistico cosiddetto orientalizzante) e i coloni greci che approdano nel Meridione d'Italia nell' VIII secolo a.C. (l'alfabeto stesso adottato dagli Etruschi è chiaramente un alfabeto di matrice greca, e l'arte etrusca è influenzata dai modelli artistici dell'arte greca). L'influenza degli antichi Greci sugli Etruschi determinò una fase storico-culturale definita "orientalizzante" (VIII secolo a.C.), seguita da quelle dette - in analogia con le fasi della storia greca"classica" ed " ellenistica". I contatti avvennero soprattutto attraverso la Magna Grecia, cioè le colonie greche nell'odierna Italia meridionale .
La ceramica fu oggetto sia di scambi diretti di vasellame tra Etruschi e Greci, sia di esportazioni di tecniche produttive e artistiche, con un miglioramento della tecnologia etrusca nei torni e nei forni. Gli scambi culturali interessarono anche la religione, con forme di reinterpretazione delle divinità tradizionali etrusche in modo da farle corrispondere a presunte equivalenti greche (Tinia /Zeus, Uni/Era, Aita/Ade, ecc.).
Danuna o Denyen, di provenienza anatolica, è stata proposta una loro identificazione con i Dauni e i Danai, altro nome dei Micenei di stirpe greca.
Wesses, forse in relazione con la città di Wiluša, che a sua volta è forse identificabile con Troia.
Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Popoli_del_mare
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Filistei
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Shardana
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Etruschi
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Siculi
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