In seguito ad alcuni scavi archeologici, si è capito che la regione venne popolata già 70000 anni fa da popolazioni sannitiche. In quell'epoca gli Appennini erano ricoperti di fitte foreste dove gli uomini si recavano per cacciare e raccogliere i frutti del bosco, siccome non sapevano né coltivare piante né allevare animali. Sono stati trovati oggetti come pietre scheggiate che probabilmente erano usate come coltelli o raschiatoi. Infine, sono stati scoperti oggetti dell'età del ferro. Nell'attuale territorio di Poggiomarino sono state rinvenute tracce di insediamenti dei Sarrasti, un popolo di origine osca, risalenti alla media età del Bronzo (2000–1750 a.C.) fino agli inizi del VI sec.a.C. Il villaggio era costruito su una rete di isolotti artificiali poggiati su palafitte. Gli isolotti erano circondati da canali navigabili nei quali i Sarrasti si spostavano grazie all'utilizzo di apposite imbarcazioni lunghe e strette. Nell'antichità, soprattutto tra i Greci, era diffusa l'idea che le Sibille fossero delle donne capaci di leggere il futuro. A Cuma vi era la famosa Sibilla Cumana, che, per dare risposta a coloro che volevano sapere il loro futuro, scriveva una parola per volta del suo responso su delle foglie e poi le gettava al vento. Allora colui che aveva fatto la domanda doveva raccoglierle e interpretare il responso della sibilla. L'antro, un nascondiglio di 131 metri scavato nella roccia, venne costruito dai Greci nel V secolo a.C. Mentre in alcuni tratti della costa si sviluppava la civiltà greca, nell'area pianeggiante della regione vi fu l'insediamento degli Etruschi. In breve tempo costituirono una federazione di città detta Dodecapoli, che aveva come capitale Capua. La zona collinare e montuosa della regione fu occupata dai Sanniti sin dall'VIII secolo a.C. I centri più importanti della Campania sannita erano Caudium (attuale Montesarchio) e Maloenton (l'odierna Benevento ). Le colonie greche del sud della Campania furono poi conquistate dai Lucani. Caso celebre è Paestum, che da Poseidonia assunse il nome di Paistom. Nella seconda metà dell'VIII secolo a.C. in Campania arrivarono i Greci che vi fondarono fiorenti colonie o, più semplicemente, ampliarono insediamenti già esistenti. A Ischia fondarono Pithecusa, sulla costa della penisola Cuma, Ercolano, Pompei, Partenope (che diventerà Napoli assieme a Neapolis), Posidonia, che in epoca romana diverrà Paestum, ed Eboli.
Pithecusa, o Pitecussa ("delle scimmie, popolata dalle scimmie"), sull'attuale isola di Ischia, è considerata il più antico stanziamento greco in Italia, la cui fondazione viene fatta risalire alla prima metà dell' VIII secolo a.C. (775 a.C. ca.), per opera dei Greci di Eretria e di Calcide (sull' Eubea). Il ritrovamento fortuito di muri a secco, avvenuto nel 1989 a seguito di uno smottamento, in località Punta Chiarito, nella frazione di Panza, ha dato l'avvio tra il 1993 ed il 1995 ai lavori di scavo che hanno permesso il ritrovamento di una fattoria greca tenuta da agricoltori benestanti, come dimostra la buona fattura dei vasi che sono stati rinvenuti ed ha permesso di anticipare lo sbarco dei primi coloni greci di circa venti anni rispetto all'originaria ipotesi, cioè intorno al 790 -780 a.C., da qui poi i coloni avrebbero colonizzato via via l'isola per stabilirsi sulle alture di Monte Vico, nella zona settentrionale dell'isola e perciò prospiciente il continente. Infatti, la baia di Sorgeto , che si trova ai piedi di Punta Chiarito , offre un riparo ideale per le navi, soprattutto dai venti di maestrale , vento dominante nella zona, un requisito importante per i Greci nella scelta di approdo. Tale requisito, infatti, non è presente nella zona di Monte Vico e costituiva per gli studiosi un'anomalia non facilmente spiegabile. Secondo lo storico greco Strabona, la ricchezza dell'isola era dovuta alle risorse agrarie spontanee e alla lavorazione dell'oro, disciplina che gli Euboici avevano portato con loro e mantenuta viva. Dai risultati archeologici provenienti dallo studio della necropoli si deduce che la comunità euboica sull'isola di Ischia era principalmente dedita allo scambio e alla lavorazione artigianale. Sono state ritrovate ceramiche a decorazione geometrica, nella quale fanno la loro prima comparsa le figurazioni umane, con una certa significativa presenza di scene di navigazione e di naufragio. Inoltre a Pithecusa si registra la più antica firma di arte vasaia greca finora pervenuta (testimonianza ne è la Coppa di Nestore ). A Pithecusa si lavorava anche il ferro, come dimostrato dal rinvenimento di uno scarto di fibula e scorie, probabilmente provenienti dall'Isola d'Elba e dalle colline metallifere della Toscana, attestate in località Mazzola. La necropoli presenta l'aspetto di un emporio al quale affluiscono merci e mercanti di varia origine. I contatti commerciali con le città della costa siriana, in particolare con il sito di al-Mina, sono documentati da una grande quantità di oggetti di importazione orientale, quali sigilli incisi di fattura siriaca, ceramica fenicia, scarabei egizi o di imitazione fenicia. Il sito di Pithecusa era gestito da un gruppo aristocratico proprietario di navi ed era caratterizzato da una comunità dedita prevalentemente all'artigianato e alle attività marinare. Tra i segni che dimostrano la fisionomia aristocratica del ceto dominante è la coppa rodia, detta di Nestore (del seconda metà dell'VIII secolo a.C.), parte del corredo di un fanciullo di circa dieci anni, che rimanda ad uno dei primi esempi fino ad oggi attestati di pratica conviviale. Nell'iscrizione che vi è graffita l'autore vanta la capacità di essere presi, grazie al vino della sua coppa, dal desiderio di "Afrodite dalle belle corone".
Cuma è un sito archeologico della città metropolitana di Napoli , nel territorio dei comuni di Bacoli e di Pozzuoli, localizzato nell'area vulcanica dei Campi Flegrei. Il nome deriva dal nome greco Kýmē, che significa "onda", facendo riferimento alla forma della penisola sulla quale è ubicata. La città di Cuma era interamente protesa verso l'acropoli, la parte alta di ogni città greca, posta in una posizione geografica molto favorevole, cioè su una collina e in prossimità del mare. Inoltre questa ospitava il tempio di Giove. Il territorio dove sorse questa colonia greca, fu abitato fin dall'età preistorica e protostorica. Fra tutte le colonie elleniche della Magna Grecia, Cuma posta sul litorale campano di fronte all'isola di Ischia, era una delle più antiche e più lontane dalla madrepatria. In linea di massima si pensa che sia stata fondata intorno al 740 a.C., anche se la più antica documentazione archeologica risale al 725-720 a.C. Secondo la leggenda, i fondatori di Cuma furono gli Eubei di Calcide, che sotto la guida di Ippocle di Cuma (è dibattuto se si sia trattato di Cuma euboica o di Cuma eolica) e Megastene di Calcide, scelsero di approdare in quel punto della costa perché attratti dal volo di una colomba o secondo altri da un fragore di cembali. Tali fondatori trovarono un terreno particolarmente fertile ai margini della pianura campana. Pur continuando le loro tradizioni marinare e commerciali, i coloni di Cuma rafforzarono il loro potere politico ed economico proprio sullo sfruttamento della terra ed estesero il loro territorio contro le mire dei popoli confinanti. Cuma fu la colonia che diffuse in Italia la cultura greca, diffondendo l'alfabeto Calcidese, che sarebbe stato, forse, assimilato e fatto proprio dagli Etruschi e dai Latini. Intimamente legato a Cuma è il mito della Sibilla Cumana. Già dal terzo libro dell'Eneide è scritto che Enea, se vorrà finalmente trovare la terra destinata al suo popolo dagli dei, dovrà recarsi ad interrogare l'oracolo di Cuma (Eneide, III, 440-452). Attualmente l' antro della Sibilla costituisce un'attrazione turistica di notevole interesse. Tante furono le battaglie che i Cumani combatterono per difendere la propria terra dagli attacchi degli Etruschi di Capua, degli Aurunci e dalle popolazioni interne della Campania. Col passare del tempo, Cuma stabilì il suo predominio su quasi tutto il litorale campano fino a Punta Campanella, raggiungendo il massimo della sua potenza. La riscossa dei popoli confinanti, però non si lasciò attendere a lungo, infatti nel 524 a.C. gli Etruschi di Capua formarono una lega con altre popolazioni, per conquistare Cuma ed espandersi sia territorialmente che commercialmente. Lo scontro si risolse favorevolmente per i Cumani, grazie anche all'abilità strategica del futuro tiranno Aristodemo, detto Malakos, ossia l'effeminato. Dopo questa battaglia ne seguirono altre due vittoriose per i Cumani, una prima accanto ai Latini nella Battaglia di Aricia contro gli Etruschi ed una seconda nel 474 a.C. al fianco dei Siracusani i quali avevano inviato la loro flotta sempre contro gli Etruschi, riuscendo definitivamente a cacciarli dalla Campania. Scontro ricordato come battaglia di Cuma. Le gloriose vittorie della colonia ne avevano accresciuto il prestigio, tanto che a quanto riferisce Diodoro Siculo, col nome di 'campagna di Cuma' si soleva indicare tutta la regione dei Campi Flegrei. La fortuna di Cuma tuttavia non resisté a lungo poiché, intorno al 421 a.C., soccombette all'avanzata dei Campani che la conquistarono. Tarquinio il Superbo, l'ultimo re di Roma, visse gli ultimi anni della sua vita in esilio a Cuma dopo l'instaurazione della Repubblica romana. Nella conquista romana della Campania, a Cuma fu data (nel 334 a.C.) la civitas sine suffragio e quando, oltre un secolo dopo, Annibale tentò in ogni modo di conquistarla insieme a Puteoli, essa gli si oppose risolutamente infliggendo, presso Hamae (che alcuni studiosi identificano nei dintorni dell'attuale Torre di Santa Chiara, mentre altri più al nord, verso il Volturno) una dura sconfitta alle truppe di Capua che si allearono coi Cartaginesi (215 a.C.). Da allora Cuma si servì della lingua latina nei suoi atti ufficiali e fu fedele alleata di Roma di cui diventò municipium . Sempre nel 215 a.C., ai 300 cavalieri campani che avevano compiuto il servizio militare in Italia e si erano recati a Roma, venne concessa la cittadinanza romana e vennero iscritti nel municipio di Cuma. In quel periodo la Campania era in pieno sviluppo economico e Cuma, che da un lato godeva di un'ottima posizione strategica per le azioni militari, dall'altro soffriva per la difficile comunicazione commerciale dovuta dalla presenza della Silva Gallinaria e degli acquitrini da cui era circondata. Durante le guerre civili Cuma fu una delle più valide roccaforti che Ottaviano oppose a Sesto Pompeo , ma dopo la vittoria di Ottaviano, essa diventò posto di riposo e di quiete, un rifugio dalla vita tempestosa ed agitata di Puteoli, città tanto tranquilla che Giovenale, nella III satira, non può fare a meno di invidiare ad un suo amico. In seguito divenne uno dei maggiori centri del Cristianesimo campano e baluardo di civiltà. È anche il posto dove, secondo la tradizione, fu ispirato da una visione Il Pastore di Hermas, uno dei primi scritti cristiani . Caduta inesorabilmente la fortuna di Puteoli a causa delle incursioni barbariche, al contrario, Cuma posta su una collina inaccessibile, fortificata e circondata dalla Silva Gallinaria, riuscì a resistere ancora per lungo tempo.
Ercolano è una città dell'evo antico, corrispondente all'attuale Ercolano , la cui storia ha origine dal XII secolo a.C. per terminare nel 79, quando, a seguito dell'eruzione del Vesuvio, viene ricoperta sotto una colte di materiali vulcanici, trasformatosi successivamente in pappamonte. Gli scavi della città, iniziati nel 1710, hanno riportato alla luce un sito archeologico entrato a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1997 : ogni anno attira oltre 300.000 visitatori. Secondo la leggenda, Dionigi di Alicarnasso narra che Ercolano sarebbe stata fondata da Ercole , di ritorno dall'Iberia con una mandria di buoi presi a Gerione, nel 1243 a.C., mentre storicamente non si hanno notizie certe sulla sua fondazione poiché mancano elementi di verifica come reperti, che non vanno oltre il II secolo a.C. Strabone sostiese che la città fu fondata dagli Osci nel XII secolo a.C.: l'ipotesi potrebbe essere veritiera in quanto sono state ritrovate alcune trascrizioni dalla lingua osca, la quale sarebbe rimasta in uso ad Ercolano fino alla conquista romana. Secondo altri invece la città fu fondata dagli Etruschi tra il X e l'VIII secolo a.C., quando tutto il territorio entra sotto l'influenza del popolo italico. Nel 479 a.C. Ercolano venne conquistata dai Greci, precisamente dai Pelasgi : sotto l'influsso del popolo ellenico venne adottato l'impianto urbano proposto da Ippodamo da Mileto, simile alla vicina Neapolis, di cui si sostiene fosse un suburbio ; sotto i Greci compare per la prima volta la menzione di Ercolano, precisamente nel 314, in uno scritto di Teofrasto, con il nome greco di Ηράκλεια. La città fu in seguito ampliata durante il V secolo a.C. dopo la conquista dei Sanniti ; tra il IV ed il III secolo a.C. entra a far parte dell'orbita romana: se durante la seconda guerra sannitica è incerta la sua posizione, se schierata come nemica di Roma insieme a Napoli o come alleata con Pompei, nella terza guerra sannitica è contro i Romani, venendo successivamente sconfitta. È in questo periodo che i Romani iniziano a prediligere le ville lungo la costa ercolanense costruendo sfarzose dimore ; durante la guerra sociale, entrata nella confederazione nocerina, la città venne assalita e conquista nel 89 a.C. da un legato di Lucio Cornelio Silla, Tito Didio, facendo terminare quindi la sua indipendenza politica e divenendo municipio di Roma, amministrata da una colonia di veterani dell'esercito sillano. Al termine dell'età repubblicana era già divenuto un affermato centro di villeggiatura per l'aristocrazia romana: Lucio Anneo Seneca, nel suo De ira, narra che Gaio Giulio Cesare avrebbe distrutto una villa nei pressi della costa di Ercolano nei quali era stata relegata la madre, vendicandola. Durante l' epoca imperiale visse il periodo di massimo splendore grazie al tribuno, eletto nel 32 a.C., e in seguito dichiarato patrono, Marco Nonio Balbo, il quale promosse l'edificazione di nuovi edifici, come la Basilica e la restaurazione delle mura: nello stesso periodo seguono la costruzione del Teatro, dell'acquedotto e di due complessi termali. Nel 62 Ercolano fu colpita da un terremoto che rese necessari lavori di ristrutturazione: da una epigrafe risulta che Vespasiano fece restaurare a sue spese la Basilica e un tempio. Non erano ancora terminati i restauri che nel 79, precisamente il 25 agosto, o comunque un periodo posteriore a questa data, venne interessata dall'eruzione del Vesuvio : rispetto a Pompei non subì la pioggia di ceneri e lapilli a causa della direzione del vento, pur trovandosi alle pendici del monte. Tuttavia nel corso della notte, a seguito del crollo della colonna di materiali vulcanici, venne investita da colate piroclastiche alla velocità di oltre cento km/h ad elevata temperatura, formate da acqua, fango, roccia e pomici liquefatti, le quali la ricoprirono sotto uno strato variabile dai dieci ai quindici metri, successivamente arrivato a venticinque a seguito di altre eruzioni, come quella del 1631. Tale materiale con il passare degli anni si è solidificato diventando pappamonte, una sorta di tufo ma più tenero, che ha permesso di conservare materiali organici come legno, papiri e alimenti, carbonizzati istantaneamente dalle alte temperature delle colate piroclastiche. Ercolano quindi cessa di esistere; dopo l'eruzione non si assiste alla ripresa di un centro abitato: nel 121 Adriano ordina di riaprire la strada litoranea che passa per la città e che va da Napoli verso Stabia e Nocera, lungo la quale viene costruita qualche sporadica casa.
Πηγή: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ercolano_antica
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Campania
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Pithecusa
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Cuma
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