Ελληνική ιστορία και προϊστορία

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Σάββατο 27 Ιουνίου 2015

Il bizantino Thema di Sikelia, Impero Bizantino presenta in Italia

Nel 535, durante la guerra gotica, l'isola fu occupata da Belisario e fu annessa all' Impero bizantino. In particolare la conquista di Palermo venne raggiunta grazie a un'astuzia: le scialuppe vennero alzate con funi e carrucole fino alla cima degli alberi delle navi, e furono riempite da arcieri, che da quella posizione dominavano le mura della città. Giunto a Siracusa, Belisario distribuì trionfante medaglie d'oro alla plebe, che essendo scontenta della dominazione gota, aveva accolto Belisario da liberatore. Belisario svernò a Siracusa, nel palazzo degli antichi re della città. Nell'aprile del 536, ritornò in Africa per sedare una rivolta delle legioni africane; prima di riuscire a sconfiggere definitivamente i ribelli, fu costretto tuttavia a ritornare in Sicilia per sedare un ulteriore ribellione scoppiata in Sicilia; posta fine anche a questa ribellione, il generale bizantino salpò da Messina per iniziare la conquista anche della penisola italiana. La nuova provincia romano-orientale di Sicilia era governata da un pretore; le tasse venivano invece riscosse da un conte del patrimonio dell'Italia. Belisario in pochi anni conquistò quasi tutta l'Italia, e fece prigioniero il re dei Goti Vitige. I Goti tuttavia, sotto il regno di Totila, si ripresero e, dopo aver riconquistato quasi tutta l'Italia ai Bizantini, nel 549 invasero anche la Sicilia; Solo Messina oppose strenua resistenza; le altre città vennero facilmente conquistate dal Re Goto che non trovò praticamente alcuna resistenza; per vendicarsi dei Siciliani, rei di aver «spalancato le porte a Belisario» senza opporre resistenza, Totila saccheggiò le campagne dell'isola, devastandola. Giustiniano, compresa la gravità della situazione, inviò in Sicilia il senatore Liberio, a cui diede l'incarico di riconquistarla; tuttavia, mentre Liberio era in viaggio verso la Sicilia, Giustiniano cambiò idea e scelse al posto di Liberio Artabano; Artabano così partì anch'esso alla volta della Sicilia, per togliere il comando dell'esercito a Liberio e riconquistare l'isola. Tuttavia una tempesta ritardò l'arrivo in Sicilia di Artabano, e Liberio, ignaro del suo richiamo a Costantinopoli, giunto in Sicilia, tentò senza successo di liberare dall'assedio goto la città di Siracusa. Nel frattempo Totila, dopo aver saccheggiato l'intera isola, lasciò volontariamente l'isola, mantenendo il possesso solo delle quattro città più importanti. Dopo la partenza di Totila, Artabano giunse in Sicilia, informò Liberio del suo richiamo a Costantinopoli, e tolse ai Goti le quattro fortezze. Si completò così la conquista bizantina della Sicilia. Nel 554 con la fine della guerra, l'Italia intera venne annessa all' Impero romano d'Oriente. La Sicilia non entrò a far parte della Prefettura del pretorio d'Italia, che nel 584 ca. con la riforma degli esarcati di Maurizio divenne un Esarcato; essa costituì una provincia indipendente dall'esarca di Ravenna. La provincia romano-orientale di Sicilia, così come stabilito dallaNovella 75 del 537, era governata da un governatore civile che dipendeva direttamente dal Quaestor Sacri Palatii, mentre l'esercito era comandato da un dux dipendente dal magister militum per Orientem; successivamente (fine VII secolo) i poteri civili e militari vennero accentrati nelle mani dellostrategos, il comandante civile e militare delle province bizantine da Eraclio in poi.
Ogni municipio era retto da una curia, formata per lo più da possessores (proprietari terrieri); una delle competenze delle curie era di eleggere decurioni preposti al riscuotimento delle tasse. L'amministrazione municipale si occupava inoltre anche della restaurazione e della costruzione di opere pubbliche, quali acquedotti, bagni pubblici e così via, oltre alla tutela dell'ordine pubblico, il reclutamento dell'esercito e altri incarichi. Gli oneri che gravavano sui decurioni, che tra l'altro dovevano pagare di tasca propria la realizzazione delle opere civiche, fece sì che molti di questi, per sfuggire a tali responsabilità, abbandonarono le curie entrando a far parte del Clero. Per disincentivare questo fenomeno, l'Imperatore Maurizio promulgò una legge che impediva ai funzionari pubblici di entrare a far parte del clero per sfuggire alle proprie responsabilità.
Le massime autorità civiche erano il defensor civitatis e il curator civitatis. Il defensor, istituito nel 364, aveva come funzione primaria quella di proteggere gli interessi della plebe contro le iniquità dei potenti; giudicava perciò i reati penali minori, vigilava sugli abusi della pubblica amministrazione e presiedeva la curia. Il defensor civitatis era eletto da una commissione composta dal vescovo, dal clero e dai magnati e secondo la Novella 15 il suo mandato durava due anni; il defensor, per essere eleggibile, doveva appartenere ai ceti abbienti. Il curator civitatis aveva funzioni di controllo dell'amministrazione, delle finanze e dei prezzi; era eletto dal vescovo e dai primiores.
Spesso i candidati compravano la loro elezione a defensores o curatores versando una certa somma di denaro (suffragia). Per rifarsi della spesa, spesso questi funzionari estorcevano ingiustamente alla popolazione soggetta alla loro autorità enormi somme di denaro. Rendendosene conto, Giustiniano con una legge decretò l'illegalità del versamento di suffragiaper comprare cariche pubbliche. Questa legge tuttavia spesso non venne applicata: infatti le Epistole di papa Gregorio I (590-604) attestano in Sicilia e in Sardegna la presenza di funzionari corrotti che compravano le cariche pubbliche pagando i suffragia.
Nell'amministrazione cittadina il vescovo godeva di grande importanza. Facendo parte delle assemblee elettive, doveva assicurarsi della legalità delle elezioni e che venissero scelti come funzionari individui integri. Faceva parte anche di un ristretto organo di controllo che doveva controllare che i funzionari pubblici svolgessero bene il loro lavoro, per esempio usando con saggezza i fondi ricevuti per la realizzazione o nella manutenzione di opere pubbliche, o non commettessero atti illeciti. In pratica il vescovo doveva garantire il buon funzionamento dell'amministrazione civica grazie alla sua funzione di controllo. Nel VII secolo l'Impero venne sconvolto dalle controversie religiose, con la diffusione delmonotelismo, un'eresia. Nel 649 Costante II, nipote di Eraclio, promulgò un editto, il Typos (Tipo in italiano), con cui proibiva ogni discussione cristologica e teologica riguardante il monotelismo, favorendo così la diffusione dell'eresia; i vescovi siciliani, oltre al Papa e alla Chiesa Romana in generale) furono contrari alTypos e protestarono contro il decreto imperiale al Concilio convocato nel Laterano da Papa Martino I. La reazione di Costante II non si fece attendere e iniziò a perseguitare tutti quelli contrari al Tipo; incaricò l'esarca Olimpio di uccidere il Papa ma l'Esarca non riuscì a commettere tale delitto, e si ribellò al Basileus. Nel frattempo la Sicilia era saccheggiata dai Saraceni e Olimpio tentò di difenderla ma venne sconfitto e morì poco dopo. Il suo successore Teodoro Calliopa arrestò il Papa e lo portò in esilio.
Sikelia fu uno dei due themata dell'Impero Bizantino presenti in Italia, L'altro era quello diLangobardia. La disgregazione dell'Impero bizantino e la sua debolezza si facevano pesantemente sentire in Sicilia che era ormai slacciata dall'impero centrale, alimentando un certo malcontento, in un'area che da sempre, sia politicamente che culturalmente, si sentiva più vicina ed attratta da Roma e da quello che fu l'Impero d'Occidente piuttosto che da Costantinopoli e dall'Impero bizantino. Tra il 663 e il 668 l'imperatore d'Oriente Costante II trasferisce la capitale dell'impero daCostantinopoli a Siracusa, ma anziché portare benefici alla Sicilia e all'impero, questa mossa crea delle tensioni che porteranno alla disgregazione di esso, infatti vi fu una lunga guerra tra le due città e così il thema di Sikelia si dichiara indipendente da Bisanzio, questa indipendenza durerà di fatto fino al tradimento di Eufemio di Messina che farà invadere l'isola dagli Arabi.
Tra l'803 e l'820 l'efficienza bizantina nel quadrante centrale del Mediterraneo cominciò a decrescere vistosamente, in concomitanza con il governo dell'Imperatrice Irene mentre la vicenda di Tommaso lo Slavo contribuiva ad accrescere lo stato di debolezza dell'Impero. Infatti tutti i thema dell'impero cominciarono a gestirsi autonomamente, fu anche il caso della Siciliacon il thema Sikelia, ormai distaccato dall'impero centrale.

Πηγη: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Sicilia_bizantina

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